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Nonno e nipotina, il gioco dei perché

Un nonno, il filosofo Salvatore Veca, e sua nipote Camilla (chiamata anche Billa) fanno il gioco dei perché intorno ad alcune delle principali questioni della filosofia, in un libro scorrevole e amabile: Il giardino di Camilla – Alla scoperta della filosofia. Una rivisitazione di un testo precedente, Il giardino delle idee. La filosofia, come la scienza, nasce dalla meraviglia, dallo stupore. Il volumetto intende «rivolgere un’offerta di comunicazione a chi si trovi impegnato in quell’impresa difficile e preziosa di accompagnare i cuccioli d’uomo nell’avventura dell’esplorazione del mondo e della costruzione del sé». Il primo dono del nonno è una citazione di Hume: «Una solitudine totale è forse il peggior castigo che ci si possa infliggere. Qualsiasi piacere languisce se non è gustato in compagnia, e qualsiasi dolore diviene più crudele e intollerabile». La solitudine involontaria è il male sociale per antonomasia.

Ed eccoci al gioco delle domande di Billa e del nonno. «Com’è fatto un mondo?» – così il filosofo inizia a provocare la nipote. E alla fine prova a rispondere: «il nostro linguaggio, per esprimere il mondo, deve descrivere con cura i rapporti, le relazioni, le connessioni fra le cose che ne fanno parte». Perciò il mondo «è, per noi, l’insieme degli stati in cui si trovano o possono trovarsi le cose». Noi poi trasformiamo il mondo, «che non è proprio nostro», nella realtà, nella nostra realtà. Come? Con le nostre domande e i nostri tentativi di risposta, con le nostre costruzioni e le nostre invenzioni, con i nostri libri e i nostri film, con la musica e la poesia.

Ma Camilla deve sapere che le diverse versioni del mondo, che sono la sostanza di cui è fatta la nostra realtà, «sono distinte fra loro, anche se ciascuna alla fin fine acchiappa qualche pezzo di qualcun’altra». E «la mappa dei livelli della realtà, con tutte le sue regioni e le sue strade, i sentieri e le autostrade, non è fissata una volta per tutte». Billa si interroga poi sui «metodi acchiappa-verità», di cui il nonno le aveva detto. Questi risponde: «ne abbiamo trovati almeno tre. Il primo è quello che ci chiede di avere dei buoni rapporti con il mondo (…). Il secondo ci chiede di avere dei buoni rapporti con la signora Matematica per acchiappare la verità delle nostre asserzioni sui numeri. Il terzo, il più solenne, ci chiede di avere dei buoni rapporti con la signora Logica, di chiedere a lei, e solo a lei, com’è fatta l’architettura del nostro linguaggio e del nostro pensiero».

Tanti altri i temi toccati, dalla bellezza alla giustizia. E il nonno, alla fine, non sa dire a Camilla se Dio esista oppure no. Però tra gli «argomenti acchiappa-esistenza di Dio» a lui piacerebbe molto che funzionasse quello del progetto (o teleologico). Al di là di ciò, però, è importante quel che sentiamo di Dio: i libri «non ci parlano della cosa essenziale, del senso che ha per noi farci domande su Dio o, a volte, fare domande a Dio, o affidarci a lui, nell’attesa delle sue risposte». Dio, se c’è, sta «nella grandiosa cattedrale dell’universo, nel silenzio delle galassie, nel mistero di un fiore, nel sorriso di un bambino, nella maestà della sequoia, nel levarsi del vento, nella saggezza del fiume e, forse, nelle più alte creazioni delle sue creature, nella musica, nella matematica o nella poesia. Questo, Camilla, è il mio modo di lodare Dio. E, a mio modo, di rendergli grazie». Sì, in effetti, nella nostra fragilità, ci sentiamo creature. E, rifacendosi a Natalia Ginzburg, Veca sostiene che Dio è «più importante» del nostro credere. Le circostanze principali in cui ci sembra di sentirne la presenza o di vederne l’immagine «nel paesaggio della sua assenza sono poi solo degli istanti nelle nostre vite».

Al termine delle chiacchierate, Billa comprende le ragioni che inducono il nonno a paragonare la filosofia, intesa come amore per la ricerca della verità o della saggezza, alla fatica di Sisifo. E se a Sisifo alla fin fine piacesse affaticarsi, avendone compreso il senso?

* S. Veca, Il giardino di Camilla – Alla scoperta della filosofia, Mursia, 2015, pp. 185, euro 14,00.