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Una valdese “Giusta fra le Nazioni”

La Seconda guerra mondiale è terminata settanta anni fa. I testimoni di quell’immensa tragedia stanno inesorabilmente scomparendo uno ad uno, e il rischio di perdere memoria di moltissimi episodi piccoli e grandi che hanno segnato quel periodo è concreto. Eppure ancora oggi continuano a riaffiorare storie che ci riportano a quegli anni, agli eroismi, alle paure e alle speranze che li hanno contraddistinti.

Lo Yad Vashem è l’ente per la memoria della Shoah, istituito nel 1953 dal parlamento israeliano per preservare la memoria di ognuna delle sei milioni e mezzo di vittime ebraiche. Fra i vari compiti anche quello di cercare e ricordare i “Giusti fra le Nazioni”, cioè coloro i quali da non ebrei hanno messo in atto azioni per salvare gli ebrei dalla follia nazifascista.

E’ toccato al nipote Federico Sabatini, oggi ottantaseienne, ricevere il riconoscimento di “Giusta fra le nazioni”, in nome della nonna Maria Adelaide “Gina” Silvestri Sabatini, giovedì scorso nella sinagoga di via Farini a Firenze.

Gina era una partigiana, ma prima ancora era una valdese. E in quella Firenze in guerra fu fra coloro i quali fecero proprio l’appello del cardinale Elia Angelo Dalla Costa «Uscite ad aiutateli», presa di posizione chiara, lontana dal silenzio del pontefice Pio XII. In molti si prodigarono, preti, rabbini, pastori protestanti, civili (famose le scorazzate di Gino Bartali con lettere e messaggi cifrati nascosti nel tubolare delle sue biciclette) per dare una mano alla causa partigiana e al salvataggio di tante famiglie. Fra loro la famiglia Vinay, Tullio e Fernanda che avevano creato un nascondiglio dietro un muro della stanza dei figli, e qui ospitarono vari ricercati, coadiuvati fra gli altri anche da Gina Silvestri (Tullio Vinay, pastore valdese, futuro fondatore del centro ecumenico di Agape e del Servizio cristiano di Riesi è stato insignito del titolo di “Giusto fra le Nazioni” nel 1981). A Gina il compito inoltre di accompagnare oltre il confine svizzero i fuggiaschi, e così fece varie volte, svolgendo un ruolo di cerniera con le forze alleate.

Nella notte di Natale del 1943 accompagnò in terra elvetica la famiglia ebrea dei Della Pergola: fra loro anche il piccolo Sergio, di solo un anno di età, , insieme alla mamma, alla nonna e al papà Massimo, che nel periodo dell’internamento svizzero inventò il Totocalcio, il gioco che fece impazzire per anni l’Italia calcistica, almeno fino all’avvento delle scommesse sportive on line.

Alla cerimonia di giovedì scorso era presente anche Sergio Della Pergola, il salvato, oggi docente di Studi sulla popolazione ebraica all’Università di Gerusalemme che per l’appunto ha conferito al nipote di Gina Silvestri il riconoscimento. A oggi la Commissione dello Yad Vashem ha riconosciuto 25 mila Giusti in tutto il mondo. E l’incessante opera di ricerca non si fermerà mai. Perché la memoria dei puri di cuore deve perpetuarsi in eterno.

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