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Sfogliando i giornali del 16 dicembre

01 – Attentato contro una scuola in Pakistan

Un attacco di un gruppo di taliban contro una scuola a Peshawar, nel nord del Pakistan, ha provocato la morte di almeno 100 persone. Tra queste, 84 sono studenti. Inoltre, gli attentatori hanno preso in ostaggio alcuni ragazzi, e le trattative, condotte dall’esercito, finora non hanno dato risultati. Secondo fonti ufficiali, nella scuola erano presenti almeno 500 ragazzi, in gran parte messi in salvo dall’esercito, che ha circondato l’istituto. I cinque taliban autori dell’attentato sono entrati nella scuola indossando uniformi delle forze di sicurezza, e i vertici del movimento fondamentalista hanno affermato che l’attacco rappresenta una risposta alle operazioni militari nel Waziristan del Nord condotte dall’esercito pakistano e dai droni statunitensi, in cui hanno perso la vita alcune centinaia di militanti.

02 – Nel 2014 sono morti 66 giornalisti, 119 quelli rapiti

Come ogni anno, Reporters sans frontières ha pubblicato il suo rapporto annuale sui giornalisti uccisi nel mondo nel 2014. Nel dettaglio, il rapporto parla dell’uccisione di 66 giornalisti e del rapimento di altri 119. I dati sono contraddittori, perché, mentre le morti sono in lieve calo rispetto alle 71 dell’anno scorso, mentre i rapimenti sono aumentati di quasi il 35%. Ci sono però altri dati che vanno ricordati: innanzitutto il forte aumento di assistenti e operatori uccisi insieme ai giornalisti, saliti a 11 rispetto ai 4 dello scorso anno, e il dato, invece in diminuzione, di vittime tra i bloggers e i citizen journalists. In particolare, sono due gli scenari ritenuti più pericolosi: la Siria, dove nel solo 2014 sono stati uccisi 15 giornalisti, e la Striscia di Gaza, dove l’attacco israeliano ha provocato la morte di 7 reporter. Oltre a questi, il rapporto cita l’Ucraina, l’Iraq e la Libia.

03 – Diecimila persone partecipano a un corteo contro l’islam in Germania

Una nuova manifestazione contro “l’islamizzazione dell’Occidente” si è tenuta ieri sera a Dresda, nell’est della Germania. Tra le dieci e le quindicimila persone hanno partecipato all’iniziativa organizzata dal movimento Pegida, sigla che si può tradurre con “europei nazionalisti contro l’islamizzazione dell’occidente». Anche questa volta gli organizzatori hanno ribadito la loro distanza dai movimenti neonazisti e suprematisti bianchi che hanno preso parte al corteo, ma tutti i principali partiti hanno condannato l’iniziativa. Nella città tedesca si è svolta anche una manifestazione di risposta, a cui hanno preso parte circa cinquemila persone. Duro anche il commento della cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha dichiarato «C’è libertà di pensiero in Germania, ma non c’è spazio per l’odio contro le persone che arrivano da altri paesi nel nostro».

04 – Aumentano le violenze contro i gay in Russia

Un rapporto pubblicato ieri da Human Rights Watch racconta dell’aumento delle violenze e delle discriminazioni nei confronti degli omosessuali in russia, a distanza di circa un anno dall’introduzione di una legge che vieta la “propaganda omosessuale” nel paese. Secondo l’organizzazione internazionale, «la legge ha di fatto legalizzato la discriminazione contro gli omosessuali». Nel rapporto vengono raccontate le storie di alcune decine di persone omosessuali in 16 città della Russia, e nei loro racconti emergono pestaggi, minacce, insulti e violenze sessuali, tutte puntualmente finite nell’impunità, visto che in nessun caso la polizia è intervenuta o ha deciso di aprire un’inchiesta. «La violenza verso gli omosessuali in Russia non è considerata un crimine», è una delle conclusioni del rapporto.

05 – Israele ha chiesto agli Stati Uniti di porre il veto sul ritiro dalla Cisgiordania

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato ieri a Roma il segretario di stato degli Stati Uniti John Kerry. Al centro delle discussioni tra i due, la richiesta israeliana per un veto al consiglio di sicurezza dell’Onu sulla risoluzione che sarà presentata domani dai palestinesi riguardo al ritiro israeliano dalla Cisgiordania entro novembre del 2016. Kerry ha respinto per ora la richiesta di Netanyahu, e ha invece affermato questa mattina che porterà avanti dei negoziati multilaterali con la Francia, la Germania, il Regno Unito e l’Unione europea per modificare in parte, soprattutto per quanto riguarda i tempi di applicazione, la proposta di risoluzione palestinese. Secondo Netanyahu, i tentativi dei palestinesi e di alcuni paesi europei di imporre condizioni a Israele hanno l’effetto di «peggiorare la situazione nella regione». Il primo ministro israeliano ha poi affermato di «non voler accettare ricatti né condizioni» da parte di altri paesi.