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Caro Babbo Natale

Primo, i fatti: due mamme chiedono durante l’orario della mensa scolastica di poter insegnare, in vista del Natale, dei canti religiosi tradizionali a bambini e bambine. E’ evidente che durante le due ore della pausa mensa è difficile “separare” i bambini in credenti cattolici e non, è altrettanto evidente che per legge una o più insegnanti dovranno monitorare. La richiesta viene respinta dal preside, che comunque ha invece previsto concerto e festa di natale. Tra le motivazioni oltre a quelle di ordine pratico (perché dei genitori dovrebbero insegnare quando ci sono fior di insegnanti formati per farlo?) c’è probabilmente la convinzione che dei canti natalizi durante la mensa non siano opportuni. Le mamme che evidentemente hanno contatti con qualche politico locale o con qualche giornalista decidono di rivelare la «notizia». «Non ci possono rubare il presepe», «Non non possiamo non dirci cristiani», «Se uno è ospite deve seguire le tradizioni di chi lo ospita», «E dopo il crocifisso ci toglieranno anche il diritto alla fede». Questi i titoli e il contenuto della maggioranza dei quotidiani nazionali e dei commenti sulle versioni on-line dei medesimi. Alcuni politici decidono infine di fare un presidio fuori dalla scuola contro il preside, di fatto costretto alle dimissioni, portando cd natalizi e statuine del presepe.

Mi rivolgo, come da tradizione del periodo, anche se un po’ in anticipo, all’unico personaggio tradizionale e non biblico, per esprimere alcune considerazioni e auspici.

Caro Babbo Natale, come regali per il paese dove vivo e dove esercito il mio ministero di pastore di una chiesa protestante vorrei:

  • Un paese nel quale i media verificassero le notizie prima di pubblicarle. Non fossero così proni a diventare il megafono delle esigenze elettorali dei politici di turno, che giocano con la pancia e le paure di una popolazione già di suo avvezza ad aver paura dell’altro e a discriminarlo.

  • Una scuola pubblica dove ci fosse un’ora di insegnamento non confessionale di storia delle religioni, con insegnanti formati nelle pubbliche università italiane e che fornisca le basi culturali al nostro paese per discutere con un minimo di competenza di islam, cristianesimo, ebraismo, induismo e via dicendo.

  • Una scuola pubblica dove la chiesa cattolica non costringa più lo stato a pagare lo stipendio a migliaia di insegnanti formati dalla chiesa per un insegnamento di tipo confessionale e a trovare risorse aggiuntive per garantire un’ora alternativa a chi decide di non avvalersi di questo insegnamento.

  • Una scuola pubblica dove le bambine e i bambini non siano costretti a vedere nelle loro aule un crocifisso, simbolo della chiesa cattolica romana e di quella ortodossa, ma al più delle cartine geografiche, una lavagna luminosa o il testo della costituzione

  • Una scuola dove ognuno può entrare indossando i simboli religiosi o non religiosi che preferisce, dal velo alla croce ugonotta, passando per la kippah e il crocifisso. Una scuola dove si festeggi Natale raccontando che cos’è ma anche Yom Kippur e Id al-Fitr, per esempio.

  • Un paese che quando legge Id al-Fitr e Yom Kippur non deve andare su Wikipedia per sapere cosa sono e che non contrappone più le «nostre tradizioni cristiane» agli «immigrati musulmani».

  • Un paese capace di comprendere che la laicità è un metodo di convivenza che non annulla ma tiene insieme. Lo stato laico garantisce a tutti uguale diritto di espressione della propria fede e impedisce soprusi e privilegi.

  • Uno Stato che non dà a nessuna religione dei finanziamenti per le proprie scuole o per il culto, ma che non interviene per stabilire cosa ogni religione fa nella propria scuola privata o dice nei propri edifici di culto.

  • Un paese dove la maggioranza cristiana, della quale sono parte, ogni tanto si ricordasse che la propria religione, contrariamente a ciò che pensano i più, è nata con la resurrezione di Pasqua e non con la mangiatoia, Maria e Giuseppe e la stella cadente.

  • Vorrei un paese che garantisse a tutti e a tutte gli stessi diritti e libertà in materia religiosa, come forma di convivenza arricchente e come garanzia di non violenza. Vorrei quindi che tutte le religioni potessero avere un’intesa con lo stato o, meglio ancora, che ci fosse una nuova legge in materia religiosa che garantisse gli stessi diritti e gli stessi doveri.

  • Vorrei infine che la nostra classe dirigente, in molti casi espressione istituzionale dei commenti che circolano in rete in questi giorni, anziché presidiare una scuola per evitare che ci scippino il presepe, lo facesse per evitare che ci scippino anche i banchi, dopo aver già subito la perdita della carta igienica, in molti casi, ormai, a carico delle famiglie.

  • Vorrei che gli stessi genitori esprimessero la loro passione e il loro impegno per una scuola pubblica che riceva la giusta cura e i giusti finanziamenti da parte del governo. Che avessero la stessa passione nel riconoscere il valore fondamentale, per la formazione dei loro figli, del ruolo degli insegnanti. Vorrei che reclamassero con lo stesso vigore uno stato capace di investire nella scuola, negli insegnanti, nella formazione e nel futuro. 

Foto via Pixabay