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Un documento sull’equa distribuzione dei beni

Il Consiglio delle chiese di Parma, in collaborazione con il gruppo diocesano giustizia-pace-ambiente, ha prodotto un documento sull’equa distribuzione dei beni, che è frutto di un lavoro di gruppo durante il Tempo del creato 2015 (1 settembre-4 ottobre) a Parma.

Il documento vuole essere un contributo ed un impegno sulla questione dell’equa distribuzione dei beni non solo dei singoli appartenenti, ma delle chiese che fanno parte del Consiglio delle chiese di Parma nel loro complesso. Esso impegna a modificare gli stili di vita e le scelte anche all’interno delle spettanze delle singole chiese e collaborando con enti ed organismi che a livello locale, nazionale o mondiale si occupano della questione.

Di seguito riportiamo il documento integrale.


L’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti umani garantisce ad ogni individuo «il diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della famiglia con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari…».

In occasione del Tempo del Creato (1 settembre – 4 ottobre), noi appartenenti alle chiese del Consiglio delle chiese cristiane di Parma e membri del Gruppo diocesano giustizia-pace-ambiente di Parma, ci siamo riuniti per confrontarci sulle tematiche relative all’equa distribuzione dei beni.

Consapevoli che come credenti siamo chiamati ad amministrare con giustizia la terra che appartiene a Dio, vogliamo assumerci la nostra parte di responsabilità in uno scenario mondiale in cui la maggioranza dei beni necessari ad una vita dignitosa sono a disposizione di una piccola parte dell’umanità, che spesso li spreca.

Nel racconto di Esodo, il popolo d’Israele in viaggio nel deserto viene sfamato da Dio con il dono della manna che tutti possono raccogliere nella misura necessaria per ognuno ma senza conservarne l’eccesso (Esodo 16,4-21). Inoltre, nella preghiera del Padre nostro è detto: «dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Matteo 6, 11) cioè quello che ci serve per ogni giorno e non il di più.

Alla luce di questa Parola e della consapevolezza che in Gesù Cristo Dio ci chiama a rendere efficace l’amore nel servizio concreto all’umanità e alla creazione tutta (Luca 10, 27):

1. riconosciamo che non più possibile uno sfruttamento illimitato della terra attraverso l’aumento della produzione, sia perché la natura stessa non lo sostiene, sia perché non basta aumentare la produzione perché ci sia un’equa distribuzione dei beni. Il pianeta, la creazione tutta, non è nostra, ci è stata affidata da Dio perché tutti ne possano godere, anche le generazioni future.

2. riconosciamo che sono le nostre società occidentali che maggiormente necessitano di una cultura della sostenibilità e della condivisione delle risorse perché è in esse che si spreca e ci si accaparra la maggioranza dei beni disponibili sulla terra. Un esempio è la progressiva privatizzazione di alcune risorse comuni essenziali, come l’acqua, e tutte quelle forme di guerra o di dominio che hanno la loro ragione ultima nella volontà di conquistare le principali risorse mondiali e causano mancanza di cibo e migrazione forzata. Tali questioni mettono in moto dei meccanismi inerenti l’economia mondiale sui quali sembra che difficilmente si potrebbe agire a livello personale o di piccole realtà sociali.

3. riconosciamo però che a partire dall’impegno personale possiamo lottare contro lo spreco che richiede la nascita di nuovi stili di vita per evitare l’attuale distruzione di un terzo del cibo prodotto nel mondo nella fase di consumo o nel processo trasformativo, che in Italia equivale a 76 kilogrammi pro capite secondo un’indagine della Coldiretti. L’inversione di marcia può avvenire anche attraverso piccoli gesti raggiungibili attraverso un assiduo impegno educativo e un buon livello d’informazione.

4. riconosciamo che l’associazionismo e il volontariato parmense da tempo hanno creato percorsi di sensibilizzazione sul diritto al cibo e di buone pratiche per l’equa distribuzione dei beni: in tal senso è significativa l’esperienza del festival Kuminda, iniziativa dell’associazione Cibopertutti.

5. riconosciamo che, affinché si possa dar vita ad una nuova cultura, sarà necessario superare forme di disunione e dialogare facendo rete tra le chiese e la società civile (associazionismo, mondo del lavoro e della produzione industriale) per una formazione ad una maggiore sobrietà e condivisione.

Noi tutti c’impegniamo a operare per evitare sprechi almeno in tre ambiti – energia elettrica, consumo idrico e alimentazione – così da alleggerire la nostra «impronta ecologica»:

– usando lampade a basso consumo, acquistando elettrodomestici con basso impatto energetico, spegnendo completamente le apparecchiature elettriche quando non vengono utilizzate;

– ricorrendo all’uso e alla diffusione delle energie alternative – pannelli fotovoltaici, senza compromettere coltivazioni e terreni, energia eolica e geotermica – nelle nostre abitazioni e, dove possibile, nelle nostre sedi ufficiali e nei locali di culto;

– rifiutando le energie provenienti dalle coltivazioni di piante trasformate in olî se queste danno vita a coltivazioni intensive che distruggono quelle caratteristiche del territorio e impoveriscono il terreno;

– evitando ogni spreco di acqua e segnalando alle autorità preposte ogni perdita dalle condutture (in Italia nel 2014, il 37,4% di acqua è stata sprecata a causa di perdite nelle condutture degli acquedotti);

– evitando l’uso di acqua in bottiglie di plastica attraverso l’istallazione di purificatori e al contempo sollecitando le amministrazioni pubbliche perché purifichino l’acqua comunale dalle sostanze che danneggiano la salute,

– rifiutando le politiche di privatizzazione dell’acqua, già respinte dal referendum abrogativo del 2011;

– sostenendo la distribuzione gratuita di cibi prossimi alla scadenza in collaborazione con enti come il Banco Alimentare;

– chiedendo a supermercati e cooperative di organizzare la vendita a metà prezzo di prodotti prossimi alla scadenza così da evitarne la distribuzione gratuita a scadenza avvenuta;

– facendo pressione perché vengano modificate le norme che non permettono la commercializzazione di pane e altri cibi da forno il giorno seguente la panificazione;

– consumando frutta e verdure di stagione;

– partecipando ai Gruppi di acquisto solidale (Gas) che favoriscono la filiera produttiva del territorio, garantiscono prodotti freschi e biologici ed evitano gli sprechi;

– combattendo i sistemi di sfruttamento anche usando il potere di scelta che possediamo in quanto consumatori;

– organizzando gruppi spontanei di conoscenza e sensibilizzazione al tema, divulgando manuali-guida al consumo critico;

C’impegniamo con le altre agenzie educative – famiglia e scuola – a promuovere e formare nuovi stili di vita che favoriscano le buone pratiche per evitare sprechi e per un’equa distribuzione dei beni.

I poveri e la terra stanno gridando.

Con questi impegni vogliamo unirci a tutte le persone e ai movimenti che in ogni parte del mondo accolgono questo grido e credono che la giusta distribuzione e la sobrietà, vissute con libertà e consapevolezza, siano espressioni di amore concreto per la terra tutta.

Che la grazia di Dio purifichi la nostra ragione, rafforzi la nostra volontà e guidi la nostra azione!

 

Consiglio delle Chiese cristiane di Parma e Gruppo diocesano giustizia pace ambiente

Foto “Water fountain 6178” di DoriOpera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 us tramite Wikimedia Commons.