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Costruire un’Europa di pace e di ospitalità

Il Consiglio di governo della Conferenza delle chiese europee (Kek), riunito dal 25 al 27 novembre a Santa Etchmiadzin (Armenia) per la seconda riunione periodica di quest’anno, ha preso atto con profonda preoccupazione della crescente crisi dei rifugiati e delle attuali risposte date al fenomeno. «Coloro che fuggono dal terrorismo, dal conflitto in cerca di protezione all’interno dei confini europei – si legge nella dichiarazione pubblica rilasciata dalla Kek – incontrano crescenti ostilità, sospetto, e persino la violenza. Mentre migliaia di persone fuggono per mare e per terra da conflitti e violenze, si fanno sempre più forti gli appelli a chiudere le frontiere e a ricacciare via i perseguitati». 

All’annegamento di bambini e al respingimento di treni pieni di profughi, l’Europa sta rispondendo con il filo spinato, con la costruzione di muri e con la chiusura delle frontiere. Dinanzi al tentativo di indebolire l’anima dell’Europa,  il Comitato di governo della Kek ribadisce la convinzione che «tutti i paesi europei sono chiamati a proteggere le persone in fuga dalle persecuzioni e dalla guerra. Il patrimonio di ricchezza, di sicurezza, e di democrazia dell’Europa si accompagna alla responsabilità di accogliere le persone bisognose di protezione con dignità e rispetto. Mentre ci prepariamo di nuovo alla venuta di Cristo in questo mondo, ci viene ricordato che il nostro Signore è stato un bambino in fuga dalla minaccia di morte».

Richiamando gli attacchi terroristici avvenuti a Parigi e l’intervento militare a Bruxelles, il Consiglio ha dichiarato che nel dilagante clima di odio e di paura «le chiese d’Europa devono essere una voce di pace e di ospitalità. Respingiamo qualsiasi tentativo di trasformare l’Europa in una fortezza e condanniamo tutti gli atti di violenza, di ostilità, e di esclusione nei confronti dei rifugiati». Il Consiglio di governo è altresì consapevole che la crisi dei rifugiati pone enormi sfide ai suoi membri in termini di responsabilità in materia di integrazione.

Infine, si legge nella dichiarazione, «Come chiese, in movimento verso una più stretta comunione e una maggiore unità, siamo chiamate a vivere l’imperativo biblico di costruire ponti, di sfamare gli affamati e accogliere lo straniero. È questa visione che ispira milioni di europei a lavorare per la pace e ad offrire ospitalità cristiana. Questa visione attira molti verso i nostri confini con la speranza di una vita migliore. In questi giorni bui, illuminano la nostra strada le parole di Cristo: “In verità io vi dico, che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”».

Fonte: Kek