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Sfogliando i giornali del 26 novembre

01 – Appello in difesa dei matrimoni interreligiosi in Indonesia

I rappresentanti della Conferenza episcopale dell’Indonesia si sono rivolti alla Corte costituzionale, impegnata a discutere e valutare le normative che regolano il matrimonio, esprimendo la loro contrarietà al divieto all’unione tra fedeli di religioni differenti. La legge che regola i matrimoni afferma infatti che «una relazione matrimoniale ha valore legale solo se la cerimonia nuziale è svolta secondo i riti e le norme appartenenti a una religione». Con una popolazione di 238 milioni di abitanti, l’Indonesia è il quarto paese più popoloso del mondo, e il primo a maggioranza musulmana. Nonostante questo, nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’Islam, e le più recenti leggi, non soltanto quella sul matrimonio, sembrano guardare maggiormente al credo induista. Compatto il dissenso nei confronti della nuova legge sul matrimonio da parte della minoranza cristiana e della maggioranza islamista, Ferguson, mentre i Nengah Dana, dell’Associazione induista dell’Indonesia, al contrario, hanno invitato la Corte a mantenere l’attuale formulazione, sostenendo che la persona di altra fede che si sposa con un indù deve convertirsi all’induismo. Non è certa la data in cui la Corte prenderà la sua decisione e quali istanze verranno accolte.

02 – Ancora scontri a Ferguson, tra ammissioni e appelli

«Le violenze non hanno scuse», ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Barack Obama appena prima della nuova notte di tensione che ha caratterizzato il sobborgo di Ferguson, in Missouri, dopo la decisione di lunedì sera sul caso Brown. La protesta di Ferguson è ormai un fenomeno nazionale. Da New York a Los Angeles, passando da Boston, Chicago, Denver e decine di altre città, migliaia di cittadini, non solo afroamericani, sono scesi in piazza per protestare contro il verdetto che ha scagionato l’agente Darren Wilson dall’accusa di omicidio di Michael Brown, ma soprattutto per mettere in discussione le relazioni razziali negli Stati Uniti. L’episodio di Ferguson è diventato l’occasione per aprire il dibattito su questa emergenza nazionale. Nelle ultime ore della notte, la polizia ha disperso i manifestanti, e la situazione sembra al momento sotto controllo, dopo la decisione del governatore del Missouri, Jay Nixon, di inviare 2200 soldati a Ferguson per, ha affermato, «ristabilire la calma». La Stampa racconta invece la questione razziale secondo la prospettiva del presidente Obama, spiegando che nemmeno la prima presidenza di un afroamericano è riuscita a ricucire una delle ferite storiche degli Stati Uniti.

03 – Boko haram conquista un’altra città nello stato di Borno

Sono circa 60 le vittime del doppio attentato suicida in un mercato di Maiduguri, nello stato nigeriano di Borno. Due donne kamikaze si sono fatte esplodere quasi simultaneamente, riportando al centro dell’attenzione un fenomeno in ascesa come quello delle donne costrette da Boko haram a compiere attentati. La prima bomba era nascosta in un risciò, guidato da una delle due donne. Pochi minuti dopo l’esplosione, quando la folla era accorsa per soccorrere le vittime, l’altra kamikaze con l’esplosivo sotto il jihab si è fatta saltare in aria. «Questa donna aveva nascosto una bomba sulla sua spalla, come se fosse un neonato, e si è fatta avanti verso il luogo della prima esplosione», ha raccontato un testimone oculare. Il Borno è uno degli stati del Paese più colpiti dalle violenze di Boko haram e, secondo quanto annunciato dallo stesso gruppo jihadista, i miliziani hanno preso il controllo di un’altra città: si tratta di Damasak, al confine con il Niger. Con questa salgono 20 le località occupate nel Borno e negli stati di Yobe e Adamawa. Centinaia di abitanti sono fuggiti attraverso il confine.

04 – L’accordo tra Russia e Abkhazia scatena le proteste della Georgia

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un accordo di partnership strategica con l’Abkhazia, la regione scissionista della Georgia, suscitando l’ira di Tbilisi. La tensione tra i due paesi è al suo apice dal 2008, quando Russia e Georgia hanno combattuto una guerra per l’Abkhazia e la regione gemella dell’Ossezia del Sud, causando la peggiore crisi tra Mosca e l’occidente dal crollo dell’Unione Sovietica prima del muro contro muro in Ucraina. Dopo la guerra del 2008, infatti, Mosca aveva riconosciuto l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud come paesi indipendenti: la decisione di questi giorni, sotoscritta a Soči, sul mar Nero, quindi al confine tra i due paesi, è stata letta come «un passo verso l’annessione dell’Abkhazia da parte della Federazione Russa» da parte della ministra degli esteri georgiana Tamar Beruchashvili, che ha chiesto alla comunità internazionale di esprimere una ferma condanna. Nel dettaglio, l’accordo prevede il prestito di 5 miliardi di rubli e lo sviluppo di uno spazio di difesa e di sicurezza congiunto per la protezione russa del confine di stato tra la Repubblica dell’Abkhazia e la Georgia. Secondo alcuni funzionari georgiani, Putin potrebbe firmare un accordo simile con l’Ossezia del Sud, che già dipende dal sostegno finanziario e politico della Russia, anche se la sua importanza strategica e geografica per Mosca è meno rilevante rispetto a quella dell’Abkhazia.

05 – Il presidente della Catalogna spera nelle elezioni per arrivare al referendum

Il presidente catalano Artur Mas ha annunciato che per la Catalogna è arrivato il momento delle elezioni, ritenute l’ultimo strumento utile dopo la consultazione del 9 novembre che ha visto una partecipazione inferiore alle attese e che comunque non è stato riconosciuto dal governo spagnolo. Il presidente Mas ha preso atto che «non esiste un margine per un referendum concordato con il governo centrale» e che quindi l’unica condizione possibile per arrivare a un voto che possa portare all’indipendenza è quella di ampliare la propria maggioranza e sperare in un’ampia affluenza alle urne per poter porre il governo di Madrid di fronte ad una richiesta forte della popolazione. Stando a Internazionale, secondo Mas le elezioni potranno essere «uno strumento per fare il referendum». Recentemente la procura spagnola aveva annunciato di voler denunciare il presidente catalano per la consultazione del 9 novembre sull’indipendenza della Catalogna, ritenendola una forzatura e una violazione delle leggi che regolano il diritto elettorale e referendario in Spagna.

Foto: “Российско-абхазская граница” by user:DILINOwn work. Licensed under CC BY 3.0 via Wikimedia Commons.