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La ferrovia non è ancora definitivamente chiusa

Saranno gli annunci e i titoli di giornale, che lasciano ipotizzare (ipotizzare, per ora) un ritorno del servizio ferroviario per la tratta Pinerolo – Torre Pellice: fatto sta che l’Assemblea pubblica, convocata dal Comitato Treno vivo mercoledì 18 novembre a Torre Pellice ha fatto riandare, per la consistenza della partecipazione di cittadini e amministratori, ai tempi delle battaglie più «calde» e più sentite da larghi strati di popolazione. Un bel segnale, a prescindere da quelli che potranno essere gli esiti.

E proprio dal rapporto con le amministrazioni si dovrà passare, per dare consistenza alle ipotesi di ripristino. Chiarito che la linea in questione è stata nel 2012 «sospesa» e non eliminata, Claudio Bertalot e Furio Chiaretta hanno riferito sui tre incontri avuti nell’ultimo mese e mezzo: il 30 settembre, su iniziativa del consigliere regionale 5stelle Valetti, a discutere della tratta Torino-Pinerolo, era presente, oltre l’assessore Francesco Balocco, un ingegnere che ha descritto una situazione ben nota: 28 passaggi a livello e le peggiori prestazioni, dal punto di vista del rispetto degli orari, di tutto il Sistema ferroviario metropolitano. Rete ferroviaria italiana, proprietaria dell’infrastruttura, ha in mente investimenti per gestire i passaggi a livello, ora manuali, e per la sostituzione di apparati di stazione a Pinerolo.

Il 15 ottobre, in un confronto richiesto sindaco Buttiero, a Pinerolo il direttore dell’Agenzia per la mobilità piemontese ha escluso il raddoppio della linea Pinerolo-Torino: resta aperta la possibilità di intervenire sui passaggi a livello, specialmente se legati a strade a carattere poderale/rurale. Infine, in un incontro organizzato dal consigliere regionale Pd Rostagno sulla tratta Torre Pellice – Pinerolo, l’assessore ha chiarito che i criteri da tenere presenti per una eventuale riattivazione delle linee sospese non dovrà tener conto della sola redditività di biglietti e abbonamenti, ma anche del fatto che siano linee elettrificate o meno. Solo tre di quelle «sospese» lo sono, e da queste si dovrebbe ripartire per una eventuale riattivazione.

A fine 2016 scadrà il contratto con Trenitalia per la gestione delle linee a carattere locale. L’eventuale ripristino di una linea sospesa dovrebbe entrare come elemento di valutazione, dando un punteggio più alto ai soggetti che partecipassero alla gara d’appalto. Forse però non si tratterà più di una «gara» per l’area metropolitana: potrebbe essere scelto l’affidamento diretto a un consorzio Trenitalia/GTT: in questo caso il ripristino delle linee non sarebbe un optional, ma sarebbe un obbligo. La gara, bandita nel 2016, può diventare operativa solo un anno e mezzo dopo, perché non esistono ora concorrenti a Trenitalia in grado di avere subito il materiale rotabile necessario. Nel caso dell’affidamento ci sarebbe continuità di conduzione.

Certo, hanno detto amministratori e cittadini, questo servizio ha anche i suoi lati problematici: oltre ai ritardi e alle corse cancellate per i problemi più vari (perfino, nelle settimane scorse, un incendio lungo la massicciata fra Nichelino e Candiolo), giornalmente i pendolari e gli studenti devono fare i conti con convogli sempre più affollati (salendo a Candiolo è difficile sedersi sul treno «jazz», curiosamente attivo anche nelle maggiori ore di punta – per esempio 7,46 da Pinerolo). I problemi non derivano solo da Trenitalia, ma anche da un’armonizzazione che tuttora è labile fra orari di bus e treno, che si sovrappongono con danno reciproco. La mobilità su gomma risente della non applicazione di piccole migliorie dai costi non certo esorbitante – ha detto Chiaretta –: dalle pensiline delle fermate alla possibilità di avere, finalmente, degli orari visibili sulle paline. Sembrano banalità, ma è dalla mancanza di questo «minimo sindacale» che deriva la scelta, da parte di molti, per il mezzo di trasporto privato, a cui fa argine forse solo la mancanza di parcheggi in Torino.

Foto Alberto Corsani