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Meglio lo sporco delle strade che lo sporco degli scandali

Nei giorni scorsi papa Francesco ha visitato Firenze per il Convegno ecclesiale In Gesù Cristo il nuovo umanesimo: nella sua omelia nella cattedrale ha parlato ai 222 delegati che partecipano all’assemblea facendo esplicito riferimento agli ultimi scandali che hanno coinvolto la Chiesa cattolica e sottolineando che la l’istituzione non deve essere legata al potere, ma più vicino alla gente. Inoltre ha parlato di una chiesa reformanda, in continuo cambiamento e mai seduta su se stessa, come, peraltro, la Riforma Protestante ricorda da 500 anni. Roberto Davide Papini, giornalista della Nazione, era presente all’incontro del pomeriggio allo stadio Franchi, dove 50 mila persone hanno accolto il pontefice.

Quale è stata la sua sensazione?

«L’incontro ha dei contorni di carattere popolare, di forte entusiasmo: ma il discorso più importante, teologicamente e politicamente, è quello che ha fatto al mattino in cattedrale. Devo dire però che anche l’omelia del pomeriggio è stata interessante, c’è stato il riferimento al fatto che la chiesa deve stare tra la gente e deve agire per essa, altrimenti non ha senso. Da protestante ho trovato interessante la scelta del vangelo di Matteo, che contiene anche il famoso “tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”: lui però si è soffermato sulla prima parte, sul “voi chi credete che io sia” e la confessione di fede. Questo, unito al discorso in cattedrale offre un motivo di riflessione in più, anche per il mondo protestante».

La riforma di Bergoglio passa dall’umiltà della chiesa?

«Va detto che è una cifra del pontificato di Bergoglio fin dall’inizio, non è una novità. È importante il contesto perché il papa non è venuto in visita pastorale a Firenze, ma all’interno del V convegno ecclesiale della Chiesa cattolica italiana. In cattedrale ha parlato prima di tutto ai vescovi italiani e ai delegati. Una sede importante, in cui ha voluto ripetere un concetto che già aveva espresso, ovvero il fatto che preferisce “una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”, una frase su cui tutto il mondo cristiano può riflettere per verificare effettivamente quanto le chiese siano sporche, accidentate e ferite. Sarà interessante vedere come questa assemblea recepirà quello che è stato detto».

Come ha reagito alla frase che ricorda concetti cari ai riformati?

«Nel testo stampato diffuso dalla sala stampa del Vaticano, il semper reformanda era scritto in corsivo: potrebbe lasciar intendere che fosse una citazione voluta. Ci stimola a riflettere come noi protestanti viviamo questa tensione alla riforma. Il papa pone il centro della propria riforma in Cristo, e non nelle strutture, tema che la Riforma protestante non può che condividere. Da osservatore credo che abbia un grande coraggio, come ha dimostrato anche a Torino: con presupposti che possiamo non condividere, annuncia davvero Gesù, senza la preoccupazione identitaria e con grande serenità. Non mi pare che molti media abbiano notato questo aspetto».

Si percepiva la delusione per lo scandalo Vatileaks 2?

«Tra i cinquantamila presenti allo stadio ho intervistato diverse persone: quasi tutte avrebbero voluto dire al papa di andare avanti così, in questa opera di rinnovamento che agli occhi della gente è necessaria. Senza dimenticare che la Chiesa cattolica non vive un particolare momento di travaglio morale, ma adesso stanno venendo fuori cose che prima pochi dicevano. Sono curioso di sapere come risponderà questo convegno, perché una generica solidarietà al papa nella sua opera di riforma non basterà e una risposta va data, soprattutto all’attualità».