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Calci, pugni, bombe a mano e carri armati

5 novembre 2015, mattina: sul pullman che da Bobbio Pellice porta a Torre Pellice gli allievi delle scuole medie salgono anche, come ormai da qualche tempo, dei ragazzi ospiti alla Crumière di Villar Pellice che vanno a imparare l’italiano a Luserna San Giovanni. Risate e sbadigli, ripasso dell’ultimo istante, pettegolezzi sulle ultime novità. Improvvisamente due tra i nuovi arrivati si mettono a discutere per un posto, forse a litigare. Il tono di voce si alza, qualcuno si spaventa, l’autista, comprensibilmente preoccupato, chiama i Carabinieri, che riportano la calma. Il viaggio prosegue, anche se qualche studente delle medie, emozionato, avrà una mattinata un po’ movimentata.

Questo è successo, anche se poi in diversi hanno calcato un po’ la mano, a partire dai dubbi sull’affollamento dei bus che fanno servizio scolastico fino alla presenza dei profughi alla Crumière, considerata come particolarmente e irrimediabilmente destabilizzante per la vita del paese, anzi, dei paesi della val Pellice. Come sempre i fatti possono essere interpretati in vario modo: chi si sente confermato nella sua convinzione che gli africani porteranno solo guai, chi invece ricorda che, in fondo, non è successo niente. Se ascoltiamo quel che ci raccontano gli alunni delle medie che erano presenti al «fattaccio», a qualche giorno di distanza si ha la sensazione che, a parte alcuni comprensibili momenti di paura iniziale, l’episodio verrà ricordato più come un diversivo nella settimana di su e giù da Torre, che come le prime avvisaglie dello scoppio della terza guerra mondiale.

Certo, è indiscutibile che gli adulti non dovrebbero litigare, né davanti ai ragazzi, né mai, ma si deve riconoscere che gli ospiti della Crumière non sono gli unici al mondo che alzano la voce, né che litigano per motivi futili come un posto a sedere. E il nostro ruolo di adulti può essere positivo quando mette gli eventi nella giusta prospettiva, senza esagerarli: i nostri figli rischiano sempre di fare da amplificatori per quel che succede e viviamo in una società che tende a drammatizzare tutto per conto suo. Stiamo attenti prima di gridare «al lupo, al lupo» (nero), e sdrammatizziamo un po’. Quel che è successo sul pullman non si deve ripetere – e i responsabili del progetto di accoglienza di Villar hanno adeguatamente sgridato i «colpevoli». Adesso tocca a noi grandi far osservare ai nostri figli che gli ospiti della Crumière litigano e alzano la voce esattamente come noi. I loro difetti non sono così diversi dai nostri.

Foto Simone Benech/Radio Beckwith Evangelica