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Al via l’Uvernada. Il festival guarda alle radici

Una storia lunga venticinque anni quella dell’Uvernada, il festival occitano pensato da Lou Dalfin, il gruppo musicale nato nel cuore delle valli occitane piemontesi proprio per far rivivere la storia della sua musica popolare e tradizionale. Venticinque anni di festa autunnale per mantenere vivo il contatto tra i moltissimi gruppi nati in questi anni che a modo loro reinventano o semplicemente suonano curente e balet per un ampio pubblico che continua a ballarle.

L’Occitania italiana era la periferia orientale del delfinato, la regione in cui si parlava la lenga d’òc, l’occitano appunto, e che a partire dal Basso Medioevo si estendeva dai Pirenei, passando dal sud della Francia fino alle valli occitane piemontesi: da nord a sud la val d’Ols (la parte alta della val Susa,) le valli Chisone, Germanasca, Pellice, Po, Varaita, Maira, Grana, Stura, Gesso, Vermenagna, Pesio e alta val Tanaro.

Lou Dalfin nascono nel 1982 e la loro storia ormai è leggendaria. Sono stati i primi a reinventare la tradizione occitana per farla tornare viva e ci sono riusciti. Dopo di loro sono nati moltissimi gruppi e realtà che ora si rincontrano a Saluzzo per suonare e scambiarsi repertori, culture e sonorità. I gruppi non sono solo italiani, il festival è internazionale e gli ospiti non vengono solo dalla regione occitana.

L’Uvernada era nata per proporre una versione italiana dell’Estivada, il più grande festival di cultura occitana che si tiene ogni anno a Rodez in Francia, nel cuore del Delfinato. Fino allo scorso anno si teneva a Borgo San Dalmazzo e durava tre giorni. Quest’anno il festival si è trasferito a Saluzzo, cittadina più centrale per le valli occitane, e si è allargato: è iniziato martedì 27 ottobre e durerà fino a domenica 1 novembre. «Dopo dieci anni in terra borgarina la nuova casa sarà Saluzzo, con cui i contatti sono stati avviati già alla fine del 2014 sulla base di una comune idea di sviluppo del territorio i cui primi risultati si sono visti con la creazione di Occit’amo», dice Remo Giordano di Lou Dalfin.

Martedì sera hanno aperto il festival i Caledonian Companion, un quartetto di musica tradizionale celtica, scozzese e irlandese alla Castiglia nel Museo della Civiltà Cavalleresca. Mercoledì 28 ottobre si esibiranno i Corou de Berra e Badia Corale Val Chisone alle 21 alla Chiesa di San Giovanni, giovedì 29 ottobre sempre alla sera, la ricca tradizione degli strumenti a fiato occitani: i flauti armonici, i flauti traversi, gli oboi e le cornamuse dalla Provenza ai Pirenei all’Antico Palazzo Comunale. Venerdì 30 ci si trasferisce al PalaCRS, in via Soleri, sempre alle 21 con i baschi Patxi eta Konpania e Dj Pony (Feel Good Productions). Sabato 31 i Fifre e tambours dau Pais Niçard, il Trio Matta/Rouch, Lou Seriol, Lou Tapage, i Plateau Arverne, Lou Dalfin e Dario & Manuel Big Band. Si chiude domenica 1 novembre: dalle ore 15, sempre al PalaCRS con i Suonatori tradizionali delle Valli Chisone, Germanasca, Varaita e Vermenagna.

Questo per quanto riguarda la musica. In più, sempre al PalaCRS venerdì, dalle 18,30 sabato dalle 14,30 e domenica dalle 10 si potrà visitare la Mostra Mercato di Liuteria e Artigianato. Alla scuola di Alto perfezionamento musicale di Saluzzo ci saranno venerdì pomeriggio i corsi di ghironda, organetto, flauti e cornamusa di Stroppo, e danze basche e sabato pomeriggio si metteranno in pratica.

Enogastronomia

Al PalaCrs saranno presenti tutti i microbirrifici artigianali delle Valli Occitane e il ristorante con i prodotti tipici del paniere delle Terre del Monviso a cura di C’è Fermento (venerdì 30 ottobre dalle 18.30, sabato 31 ottobre dalle 14.30, domenica 1 novembre dalle 10).

«Paul Veyne – dice ancora Remo Giordano – scrisse la celebre frase “una tradizione è veramente morta se la si difende invece di inventarla” (Les grecs ont-ils cru à leurs mythes? Seuil, Parigi 1983) e noi la pensiamo proprio così, per questo cerchiamo di reinventarci e rinnovarci sempre. Abbiamo iniziato a pensare a questa venticinquesima edizione un anno fa, ne siamo molto orgogliosi: venticinque anni è un compleanno importante e siamo contenti del programma che abbiamo messo in piedi, anche perchè non è solo musicale. Verranno a celebrarla musicisti, ballerini, cantori, amici e sostenitori da tutte le terre d’òc e ancora più in là. Arriverà la gente d’Auvernha, Lengadòc, Provença, del contat de Niça, da tutte le valli, da Euskadi e Catalunya. Ci saranno liutai e dj, artigiani e giocatori di pilo e di morra, produttori di birra e di vino».

Alla fine l’obiettivo di questi questi appuntamenti è spesso semplice: fare festa, cantare, ballare, bere e mangiare pensando, mettendo in pratica la propria cultura e reinventarne le radici.

Foto: Lou Dalfin all’Uvernada | Susanna Ricci/RBE