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Un menù di pace

Venti di guerra, soffi di pace. Mentre il Medio Oriente è nuovamente ferito dagli aspri scontri di queste settimane fra ebrei israeliani ed arabi palestinesi, in una nuova ma già troppe volte vista escalation di odio e violenza, alcuni gesti semplici si caricano di profondi significati proprio per il contesto in cui vengono ideati.

E’ il caso di un ristorante di una cittadina a nord di Tel Aviv, Netanya, affacciata sul mar Mediterraneo: il proprietario ha deciso di accordare uno sconto del 50% ai commensali israeliani e palestinesi che siederanno insieme allo stesso tavolo.

In pratica prendi due e paghi uno, ma qui non si tratta di una mera questione di marketing, bensì di una precisa volontà: aiutare il dialogo in ogni maniera, anche così, condividendo la tavola, se non proprio gli stessi menù: ognuno potrà infatti scegliere i piatti che più si confanno al proprio credo, perché vengono rispettati sia i dettami kosher ebraici che halal musulmani, in maniera tale da non scontentare nessuno.

Mentre si contano oramai una cinquantina di morti dalla ripresa delle ostilità a inizio ottobre, fra i tavoli dell’Hummus Bar la pace si vive al desco, passando dalla tipica pasta di ceci che dà il nome al locale, per giungere fino ai falafel ebraici a base vegetale.

L’idea, lanciata sul profilo facebook del ristorante, ha fatto il giro del mondo attirando curiosi e giornalisti, tutti alla ricerca di spiragli positivi all’interno di un tunnel di cieca e sorda violenza. L’esperimento era destinato a concludersi dopo alcuni giorni, ma visto il successo la famiglia proprietaria ha deciso di prolungarlo. Anche perché non manca chi decide comunque di pagare l’intero importo per supportare l’iniziativa.

A tavola si sono consumati storicamente accordi e disaccordi, tradimenti ed alleanze. Il piatto che unisce in questo caso è un seme di speranza in una terra travolta dal dolore.

Foto di Veganbaking.net via Flickr | Licenza CC BY-SA 2.0