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La fusione dei comuni in val Pellice

La fusione di comuni. Ve li immaginate gli abitanti di Bobbio Pellice, di Villar Pellice e di Luserna sotto un solo comune? La vulgata vuole la val Pellice campanilista o gelosa dei propri orticelli, ma forse ragionando, informando e parlandone si può cambiare questa visione.

La proposta arriva da Legambiente ma è nata da Insieme in Comune, un gruppo di lavoro che comprende 11 associazioni che dall’ultima tornata elettorale stanno mettendo in rete la val Pellice e le amministrazioni per uno sviluppo di valle comune. Alcuni sindaci sposano l’idea, altri aspettano nuovi dettagli. Luserna San Giovanni, Torre Pellice e Angrogna si sono già detti favorevoli, gli altri vogliono capire bene tutti gli sviluppi e le implicazioni.

«Pochi giorni fa siamo andati a Valsamoggia, in Provincia di Bologna, dove si sono fusi 5 paesi in uno – spiegano Davide Gay e Andrea Crocetta, di Legambiente Valpellice – Il nuovo comune ora conta circa 30.000 abitanti e l’anno scorso ha avuto dalla Regione il via libera». Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e il Trentino Alto Adige sono le Regioni dove si stanno attuando maggiormente.

La «fusione» fra due o più Comuni è regolamentata dal Testo Unico degli Enti Locali ed è una pratica diffusa da molti anni con un aumento vertiginoso negli ultimi due. Questo perché ci sono incentivi economici statali e questo è un incentivo per i piccoli comuni italiani a “farsi i conti”. Per cinque anni il nuovo ente (frutto della fusione) è fuori dal Patto di Stabilità e libero d’investire e usare i soldi della Cassa depositi e prestiti.

«Siamo consapevoli, – dicono Gay e Crocetta – che questo processo sia delicato ma analizzando i vari ambiti siamo sicuri che il territorio avrebbe solo da guadagnarci. Abbiamo visto che a Valsamoggia dopo poco tempo di Unione di Comuni si è passati alla fusione e grazie a questa scelta sono arrivati finanziamenti e semplificazioni burocratiche. Ad esempio è stato rifatto tutto il manto stradale comunale ed è stato detto ai cittadini, “se avete l’asfalto a pezzi davanti a casa chiamateci che veniamo e lo sistemiamo”». Valsamoggia ora mette a bilancio 10 milioni di euro di investimenti, Torre Pellice, per fare un esempio, circa 10 mila. «In 10 anni sul nostro territorio potrebbero arrivare circa 10 milioni di euro – continuano Crocetta e Gay – da spendere per rilanciare tutta la valle e per i primi 5 anni di fusione il Patto di Stabilità viene sbloccato: questo è l’ultimo “treno” che la valle può prendere se vuole organizzare un suo futuro di sviluppo. Avere un unico piano forestale, utilizzare e sfruttare i boschi in tutta la valle in maniera sensata e redditizia per tutti, avere un solo piano regolatore, un’unica e migliore raccolta differenziata, avere una sola zona industriale, un ufficio tecnico composto da dipendenti specializzati nei settori (non come ora che si devono occupare di tutto e non possono materialmente riuscirci), attivare un ufficio specializzato nel reperimento e nella richiesta di fondi europei, avere un piano di sviluppo turistico e soprattutto avere i fondi per realizzarlo, solo per fare qualche esempio».  

Un percorso non semplice
L’iter per arrivare alla fusione non è certo semplice. Per informare la popolazione e gli amministratori della valle ci sarà un comitato che nel giro di poco tempo diventerà operativo e cercherà di spiegare i vantaggi di questa opportunità, informerà e risponderà ai dubbi dei cittadini. «Inizieremo a fare gli incontri in tutti i comuni della valle in uno o due mesi».

Nove Comuni, 23.600 abitanti, Insieme in Comune vuole raggiungere l’unità di tutta la valle, ma la fusione si può fare anche solo tra due comuni. Chi non ci sta può rimanere fuori, rinunciando a molti vantaggi fiscali e investimenti, e a un’unità di visione futura e comunitaria della valle.

L’ente che viene proposto va a scavalcare l’Unione di Comuni e deve essere approvato dalla Regione dopo un referendum popolare che dia un’indicazione di massima sull’orientamento da seguire. Nei prossimi anni gli accorpamenti saranno all’ordine del giorno e l’idea di Insieme in Comune è quella di guidare questa trasformazione invece di venirne travolti. «Se non ci muoviamo subito, rischiamo che tra dieci anni questa realtà ci venga imposta. Non avremo più i finanziamenti e gli incentivi che ci sono ora, e soprattutto non avremmo avuto il tempo di pensare insieme lo sviluppo e come usare i molti soldi che ora ci sarebbero ma domani probabilmente no», sostengono.

I rischi
Perdere la propria identità, vedere centralizzati i servizi? Scomodità per i cittadini? Andremo a fare la carta d’identità a 30 chilometri di distanza? Alcuni dipendenti comunali perderanno il posto di lavoro? Sono molte le domande che possono affiorare di fronte ad un cambiamento di questo tipo. «Assolutamente no – assicurano – Nella fusione dei comuni le municipalità continuano a esistere e offrono, e in val Pellice offriranno, tutti i servizi che forniscono oggi: anzi saranno potenziati. Ad esempio la Carta d’Identità per un cittadino di Torre Pellice potrebbe essere richiesta nel municipio di Bricherasio, se questo fosse questo più comodo. Vogliamo alimentare il dibattito e siamo a disposizione di tutti i dubbi dei cittadini».

Dibattito e referendum in due anni
Il punto è anche quello della progettazione comune. «I primi 10 anni, soprattutto i primi 5 di questo nuovo ente, sono da considerarsi fondamentali per ri-costruire unitariamente la valle. Ci diamo tempi brevi: consideriamo 2-3 anni per parlare, rendere la popolazione partecipe, informare, ricevere indicazioni e spunti, consigli, insomma alimentare il dibattito per passare al referendum, avere l’approvazione della Regione e stendere lo Statuto. Il nostro progetto potrebbe diventare un progetto pilota per altri territori qui vicino a noi. Non dobbiamo perdere tempo perché in molti ormai si stanno muovendo nella direzione della fusione e l’opportunità è veramente unica».

I cittadini sono avvertiti, questa volta informarsi per decidere del proprio futuro non è rimandabile né delegabile. È d’obbligo.

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