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La poligamia torna d’attualità

Negli Stati Uniti d’America irrompe sui mass media la questione della poligamia, e si tratta di un tema che più volte in questi ultimi anni ha trovato spazio nell’agenda dei mezzi di comunicazione, segnale che il dibattito sull’argomento è aperto e vivo.

E’ notizia di questi giorni il ricorso che lo stato dello Utah ha avviato nei confronti di una sentenza di un giudice federale del dicembre 2013 che in sostanza ha attenuato la legge che vieta la coabitazione di un uomo con più di una donna, considerando questa restrizione come una limitazione della libertà individuale di ciascuno di noi.

Facciamo un poco di ordine: lo Utah, grande Stato occidentale degli Usa, risulta uno dei più omogenei da un punto di vista religioso, dal momento che il 62 per cento dei suoi abitanti si professa appartenente alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni, la corrente maggioritaria dei Mormoni, che hanno la propria sede mondiale proprio a Salt Lake City, capitale dello Utah. Il mormonismo ha ufficialmente abolito la poligamia nel 1890, ma esistono correnti che non si sono mai piegate a questi precetti, tant’è che ancora oggi sono addirittura oltre 38 mila le famiglie composte da un marito e svariate mogli.

La sentenza del giudice cancella una parte della legge antipoligamia che nello Utah venne adottata proprio nel 1890, quando lo Stato chiese di essere ammesso nell’Unione; i capitoli aboliti sono relativi al divieto di convivenza sotto uno stesso tetto di un uomo con un numero maggiore di donne, aspetto che non viene citato in alcuno degli altri 49 Stati degli Stati Uniti, ma che evidentemente all’epoca gli estensori considerarono fondamentale sottolineare proprio alla luce della forte presenza mormone e quindi alla tendenza accettata verso i matrimoni poligamici.

La sentenza si badi bene non legalizza i matrimoni fra più persone, ma abroga il divieto di coabitazione, visto per l’appunto come una restrizione della libertà di ogni individuo: a quelle latitudini però la lettura che si da del pronunciamento è quella di una sostanziale apertura alla poligamia.

Per capire quanto l’argomento sia tutt’altro che secondario nel Paese si consideri che il ricorso che ha portato alla sentenza in questione è stato presentato nel 2013 da Kody Brown, diventato celebre in tutti gli States perchè protagonista con le sue 4 mogli del reality show dal titolo eloquente “Sister Wivesovvero sorelle mogli, che davanti ad un pubblico televisivo via via più numeroso ha in qualche maniera sdoganato l’argomento, al punto tale che non manca chi associa questa battaglia ad altre per i diritti civili, quali ad esempio il matrimonio fra persone dello stesso sesso.

Brown nel suo ricorso si è appellato al primo emendamento della costituzione americana che sancisce anche la libertà religiosa individuale, che lui e le sue consorti, appartenenti alla setta mormone minoritaria degli Apostolic United Brethren che per l’appunto promuove la poligamia, ritenevano limitata.

Ora i procuratori dello Stato cercano di correre ai ripari e il loro obiettivo sarà quello di giungere ad una riscrittura della norma, attualizzandola.

Certo non sarà un’impresa semplice per i motivi detti sopra: leggi di uno Stato contro libertà personale, che in questo caso collima con norme religiose in contrasto proprio con quelle leggi.

Un intrico di non semplice soluzione.