ferdinandisabellaspain

Cittadinanza spagnola agli ebrei sefarditi

Ebrei sefarditi di tutto il mondo, unitevi, la Spagna vi aspetta. Sono passati oltre 500 anni da quel 1492, che viene universalmente riconosciuto come l’anno della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, partito dalla penisola iberica grazie alle gentili intercessioni e ai denari del governo aragonese di Ferdinando e di Isabella di Castiglia.

Ma i re ultra cattolici nello stesso anno passeranno alla storia per un altro avvenimento, certamente meno nobile: la cacciata degli ebrei sefarditi (da Sefarad che significa Spagna) con un editto, ultimo atto di una lunga serie di privazioni e soprusi, che dava loro un mese di tempo per sloggiare, in un delirio di pulizia etnica iniziato con la cacciata degli arabi dopo la caduta dell’ultima loro roccaforte, Granada. Le leggi varate in proposito sulla purezza del sangue iberico rappresentano una tragica anticipazione delle persecuzioni del ventesimo secolo.

Si stima che oltre centomila ebrei lasciarono la Spagna in varie direzioni, dall’Europa orientale al più tollerante regno ottomano in Nord Africa, fino alla Turchia. Alcuni si diressero in Francia e da qui tramite conversioni, matrimoni e quant’altro, li ritroviamo nei cognomi ugonotti prima e valdesi poi.

Ora il governo del premier Mariano Rajoy ha approvato una legge, che ha avuto una lunga gestazione, che permetterà agli eredi dei sefarditi scacciati di ottenere la cittadinanza spagnola.

Mossa politica di difficile lettura: da un lato si intravede la nobile volontà di chiudere i conti con un passato buio e meschino, dall’altra si percepisce l’obiettivo di attirare nel Paese risorse fresche, capaci di movimentare un’economia in crisi da tempo.

A quanto risulta le ambasciate spagnole sono prese d’assalto da cittadini desiderosi di avviare questo iter in maniera tale da poter disporre di un passaporto europeo, sempre utile di fronte a possibili scenari futuri complicati.

Si stima che siano circa tre milioni gli eredi della cacciata spagnola: cifra enorme che ovviamente muterebbe lo scenario geopolitico iberico.

Ma la legge cosiddetta del ” diritto al ritorno” votata a giugno ed entrata in vigore in questi giorni ha talmente tanti paletti e complicazioni che il numero effettivo di titolati alla cittadinanza sarà assai minore:anche se non obbligati ad esser ebrei praticanti i richiedenti dovranno dimostrare le proprie origini mediante una combinazione di fattori quali una certificazione delle associazioni ebraiche che accertino la discendenza, cui si aggiungono test sulla conoscenza della lingua spagnola e del ladino o dell’haketia, parlate dagli antenati iberici. La stima finale di ebrei di ritorno, cui in pratica ancora una volta si richiede di dimostrare la purezza della propria origine si aggira quindi sulle centomila unità, meno del tre per cento dei sefarditi ancora in vita. A questo si sommano i costi burocratici e di spostamenti in Spagna o nelle ambasciate per prestare giuramento al Re e alla Costituzione; se ne deduce che l’operazione sarà privilegio di pochi fra i maggiormente facoltosi, con tutta probabilità.

E questo rischia di trasformare in semplice slogan una nobile iniziativa.

Foto  “FerdinandIsabellaSpain” di Agustinas de Madrigal – http://www.ignatiushistory.info/00133.html. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.