colosseum-422942_1280

Gli urtisti di Roma e le licenze

Con la propria cassetta piena di santini e rosari legata al collo con una cinghia si dava un colpetto al braccio o alla schiena del turista che col naso in su rimirava le bellezze della città eterna. Un modo come un altro per attaccare discorso e provare a piazzare un souvenir da far riportare a casa allo straniero di turno. Oggi le cassette dopo una lunga battaglia negli anni settanta sono state sostituite da bancarelle fisse, collocate fra il centro storico e il vaticano.

La fantasia dei romani offre quindi loro il nome di urtisti, ma anche di madonnari e molte altre varianti, e nonostante si abbia l’impressione, che si rivelerà fondata, che il centro della capitale sia invasa da ambulanti più o meno stanziali, le licenze per la vendita di immagini sacre sono solo un centinaio. Ed hanno una caratteristica, gli urtisti sono tutti ebrei, tranne uno, il loro rappresentante Fabio Gigli che ha ereditato la licenza dal nonno che l’aveva acquistata da un venditore di religione ebraica.

La questione religiosa è un capolavoro diplomatico papalino della fine dell’Ottocento: gli ebrei si trovavano ancora confinati nel ghetto e pochissime attività erano concesse all’esterno. L’editto papale che attribuiva loro l’esclusività nella vendita dei prodotti vaticani consente ad un buon numero di famiglie di svolgere questa attività risolvendo al contempo l problema della vendita di immagini sacre, evitando il peccato di simonia e lasciando l’eventuale patata bollente ai fratelli maggiori ebrei. Da allora le licenze si sono tramandate di padre in figlio e la tradizione persiste ancora oggi.

Gli urtisti sono tornati al centro della cronaca in questi giorni perché sono scesi in piazza per protestare, ed è stata questa la prima volta nella loro storia, contro quelle che ritengono essere le ingiuste misure che la giunta Marino sta adottando in materia di riordino del pubblico commercio nelle aree turistiche del centro di Roma. E davanti al Campidoglio con cartelli e slogan era presente l’intera comunità romana compresi il rabbino capo Riccardo Di Segni e la presidente della comunità Ruth Dureghello.

Dal 10 luglio sono stati infatti spostati dalla zona del Colosseo e collocati in aree ritenute dagli urtisti marginali e con molto meno passaggio turistico, con la promessa di ricollocazione entro una decina di giorni, una volta compiuti tutti gli accertamenti del caso in relazione alla presenza di abusivi. Ma l’estate, la stagione in cui ovviamente gli incassi sono maggiori, è ormai passata senza nessuna comunicazione, e per questo la rabbia dei titolari di legittime licenze è montata, anche perché gli irregolari continuano imperterriti le proprie vendite, aggiungendo beffa al forte disagio dovuto ai mancati incassi.

Nell’estate bollente di Ignazio Marino, non certo solo per la canicola da record, si aggiunge in coda il rischio di un incidente diplomatico con la comunità ebraica romana. Il machiavellismo ottocentesco dei papi rischia di mietere vittime ad oltre un secolo di distanza.

Foto via Pixabay