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Gallo verde: l’impegno dei credenti per l’ambiente

È mezzogiorno di domenica 20 settembre, una giornata inondata di sole, il culto è finito da poco, quando tutti insieme i partecipanti al I Simposio internazionale dei «Galli verdi» (sistema per la raccolta sistematica, la valutazione e la riduzione degli impatti ambientali prodotti da una comunità – www.galloverde.it) a Milano escono dal tempio. Si conclude così un’intensa «tre giorni» ritmata da incontri, gruppi di lavoro, traduzioni da tre lingue diverse, ospitalità nelle famiglie della comunità. Tre giorni che hanno visto, tra le altre iniziative, anche una tavola rotonda tra rappresentanti di paesi diversi sui temi dei cambiamenti climatici e l’impegno per la salvaguardia del creato, un dibattito a cui ha preso parte anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Milano.

Ora ci stiamo recando in piazza Duomo, tutti con la sciarpa e i palloncini del «Gallo verde» per offrire la nostra testimonianza in pubblico. Qualcuno si ferma a veder passare questo strano corteo. Che non è di studenti ma neppure di pensionati. Ci sono dieci nazioni rappresentate in questo procedere verso il cuore di Milano. Sono uomini e donne che oggi a Milano dicono no ai comportamenti scorretti verso l’ambiente e le persone, all’incuria, al degrado. Non è una semplice protesta contro le cattive pratiche ma è una proposta concreta di esercitare un nuovo stile di vita che passa, anzi deve passare, anche dalle chiese che credono nel Dio che creando il mondo vide che «era una cosa buona». Non bastano infatti i buoni sentimenti, occorre esprimere azioni concrete. Del resto non c’è tempo da perdere perché i danni prodotti all’ambiente stanno per diventare irreversibili.

Abbiamo ascoltato testimonianze dirette portate al Simposio anche dal Brasile o dagli Stati Uniti d’America per non dire della Norvegia, e di Romania, Bielorussia, Svizzera, Francia, Germania e Austria. Il Simposio ha ascoltato le storie di alcune comunità in Europa, negli Usa e in Brasile, comprese le difficoltà incontrate. Anche il semplice rifiuto dell’uso della plastica nelle agapi o nei vari incontri di vita comunitaria, per non dire dello spreco energetico dovuto a infissi difettosi o vecchi impianti di riscaldamento. André Witthöft, incaricato dalle Chiese evangeliche del Baden per la salvaguardia del creato, ci ha ricordato che occorre svolgere un paziente lavoro di mediazione e di riflessione per allargare il consenso all’interno delle chiese stesse.

Al Simposio milanese abbiamo accolto delegati provenienti da altre chiese valdesi non certificate (Roma – Piazza Cavour, Firenze, San Germano Chisone, Torino, Torre Pellice, Venezia e Genova): «Siamo venuti per cercare di capire come si fa a vivere in modo organizzato e collegato con altre comunità cristiane il rispetto del creato». Il movimento del Gallo verde cresce. Non poche chiese cattoliche, negli altri paesi europei, fanno già parte della rete del «Gallo verde», che è sempre più ecumenica: chissà se anche in Italia potrà accadere, magari con la spinta dell’enciclica di papa Francesco Laudato si’.

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Il simposio ha così permesso di tessere una prima rete di rapporti che dovranno essere curati e allargati. Ma tutto nasce dalle scelte concrete delle chiese locali. Là dove si intraprende seriamente un cammino, fatto di tappe successive e sorretto da un gruppo di lavoro. Questa iniziativa, che dieci anni fa la pastora Dorothee Mack «importò» con Claudio Garrone nel mondo valdese dalla Germania, presenta oggi nuove e diverse sfaccettature, proprio perché il modello del Gallo verde è un modello cui è possibile dare, nel rispetto del protocollo di certificazione, forme diverse. Il documento finale approvato dai quattro gruppi di studio è sintesi di un dibattito più ampio. Ci è parso giusto concludere l’intenso lavoro di queste giornate lanciando una parola d’incoraggiamento per le «buone pratiche». Facendo risuonare questa parola nel corso dell’emozionante culto in più lingue, dove ha fatto capolino la speranza di un nuovo mondo possibile anche attraverso le nostre vite.

È un cammino scandito da piccoli passi, da piccole azioni quotidiane, di tante relazioni umane rinnovate dallo spirito della salvaguardia del creato così come ha sottolineato il pastore bielorusso Wladimir Tatarnikow nel corso della sua predicazione: «Non possiamo far andare indietro l’orologio. Non siamo in grado di recuperare e contenere tutti i prodotti chimici tossici che abbiamo rilasciato nell’ambiente. Non possiamo far risorgere una specie che ormai è stata estinta. Non possiamo fermare, ma soltanto ridurre il cambiamento climatico. Ma possiamo ancora scegliere, abbiamo da fare importanti scelte che avranno delle conseguenze per noi, per i più vulnerabili e fragili nelle nostre comunità e nel mondo intero; per i nostri figli, nipoti e discendenti; e per tutte le creature con le quali condividiamo questo pianeta. Qui a Milano siamo rappresentanti di diverse chiese che condividono le loro esperienze. E questo è meraviglioso! Abbiamo saputo quello che fanno chiese grandi e chiese piccole. E dobbiamo aiutarci a vicenda! Possa il Signore aiutarci. Possa illuminare il suo popolo, proteggerci e preservarci».

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