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Il contributo delle chiese nel processo di pace in Sud Sudan

«I cannoni devono fare silenzio, in modo che le persone abbiano il tempo di riflettere, di guarire e di andare avanti verso un cammino di pace», ha detto James Oyet Latansio, segretario generale del Consiglio delle chiese del Sud Sudan (Sscc).

Il 9 settembre scorso, ad un incontro organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) presso il Centro ecumenico di Ginevra, Svizzera, Oyet Latansio ha parlato dell’Accordo di compromesso sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan, firmato a metà luglio, e dell’impatto della violenza sulle persone nel suo paese.

«Le chiese nel Sud Sudan considerano l’accordo di compromesso una road map per la pace. Eppure, per rendere la pace una realtà, occorre costruire la fiducia su molti livelli, dai leader politici alla gente comune».

In una recente dichiarazione rilasciata dal Sscc, i leader delle chiese hanno detto: «Abbiamo sempre chiesto la fine immediata e incondizionata dei combattimenti. La guerra deve cessare immediatamente. Non vi è alcuna giustificazione morale per questa guerra insensata. È inaccettabile che la gente continui a uccidere e ad essere uccisa. Dobbiamo fare in modo che coloro che traggono profitto dalle guerre siano ritenuti responsabili».

La Chiesa in Sud Sudan ha fornito alle persone uno «spazio neutrale», dove possono sentirsi al sicuro e condividere le sofferenze che hanno sofferto a causa del conflitto. «Questo sostegno è per tutti, sia per le vittime che per i carnefici», ha detto Oyet Latansio che ha spiegato che, offrendo tali forum, le chiese hanno contribuito ad avviare un dialogo, in cui le persone possono comunicare, perdonare, guarire dal trauma e riconciliarsi. «Solo attraverso l’unità, il Sud Sudan può incamminarsi verso la giustizia e la pace», ha dichiarato Latansio.

Il segretario generale del Sscc ha infine espresso apprezzamento per il sostegno che le chiese sud sudanesi hanno ricevuto da parte delle organizzazioni ecumeniche, tra cui il Cec, Act Alliance, la Federazione luterana mondiale, la Caritas e altri partner ecumenici internazionali. «È attraverso i nostri sforzi comuni, il sostegno reciproco e la collaborazione che siamo in grado di fare in modo che la pace sia una realtà», ha detto.

Fonte: Cec

Foto via: Nigussu Legesse, responsabile per il programma Cec dell’Africa, e James Oyet Latansio, segretario generale del Consiglio delle chiese del Sud Sudan