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Parrocchie evangeliche riformate di Zurigo ospitano richiedenti asilo

La chiesa riformata cantonale di Zurigo, conscia che le parrocchie hanno molti spazi liberi da mettere a disposizione, ha rivolto un appello affinché queste accolgano dei profughi. La parrocchia del Grossmünster ha deciso di dare ospitalità, a partire dalla fine di agosto, a una famiglia. Secondo il pastore del Grossmünster, Christoph Sigrist, si tratta di un atto di misericordia. La famiglia siriana è alloggiata in un appartamento situato nella casa parrocchiale Helferei. La chiesa intende pure aiutare la famiglia nel processo di integrazione a Zurigo.

Il Grossmünster è tra le chiese zurighesi quella più conosciuta e visitata. Perché ospitare proprio qui dei profughi?

«Questa chiesa ha una lunga tradizione umanitaria. Già nel Seicento vi furono accolti ugonotti, poi fu la volta di pastori ungheresi. Nel 2007 vi cercarono rifugio dei sans-papiers».

La chiesa deve occuparsi anche di questioni politiche?

«Credo di sì. Non possiamo lasciare solo alla politica il compito di occuparsi della questione dei profughi e dei richiedenti l’asilo. In una società moderna, i partner principali devono collaborare».

Quali sono questi partner?

«Lo stato, la famiglia, le organizzazioni non governative, diversi gruppi e le parrocchie. Una parrocchia svolge un ruolo sociale importante nel proprio quartiere. In quanto pastore dispongo, con la comunità del Grossmünster, di molti locali e spazi e di una fitta rete di volontari».

Quali sono i compiti che la chiesa svolge meglio dello stato?

«Non si tratta di una competizione, ma di fare in modo che tutti lavorino insieme. Stiamo vivendo la più grande crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale. Questo richiede che ci diamo da fare, collaborando con lo stato e intervenendo per aiutare delle persone».

I critici dicono che tutta questa agitazione serve a poco, allevia solo il destino di qualche individuo…

«Noi ci collochiamo nella tradizione biblica del buon samaritano, il quale non ha salvato cento o mille persone, ma quelli che ha incontrato. È importante dare un segno, riconoscere il bisogno del singolo nel mare dei grandi numeri e incoraggiare così altre parrocchie a fare lo stesso».

Quanti profughi potranno essere accolti dalle chiese riformate?

«Non sono in grado di indicare delle cifre. Molto dipende da come si svilupperà nei prossimi mesi la situazione dei profughi. Ciò non toglie che i responsabili ecclesiastici devono porsi la questione se accogliere o meno dei migranti».

Finora sono poche le parrocchie riformate zurighesi che hanno accolto l’appello della chiesa cantonale. Perché?

«I profughi non hanno solo bisogno di un tetto sopra la testa, ma anche di accompagnamento. L’accoglienza implica un grosso impegno. Inoltre non posso negare che la questione dei profughi suscita dibattiti e discussioni. Nelle comunità e nei consigli parrocchiali ci sono visioni diverse e contrastanti. Non tutti approvano l’idea di mettere a disposizione degli spazi per i migranti».

Che cosa potrebbe succedere, se la situazione si aggravasse?

«Se a Zurigo dovessero arrivare tanti profughi e questi si trovassero a dover dormire sotto le tende, sono certo che cadrebbero gli indugi e la città e le chiese reagirebbero».

(da Tages Anzeiger, adat. Paolo Tognina)

Foto “Zuerich Hauptbahnhof-2” di IkiwanerOpera propria (eigenes Bild). Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.