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Se l’eutanasia fosse legale

Il 16 settembre si terrà alla Camera la prima riunione del intergruppo parlamentare per l’eutanasia e il testamento biologico, a due anni esatti da quando fu depositata la legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della “dolce morte”. La campagna “eutanasia legale” ha superato nei giorni scorsi le 100 mila firme, ma l’iniziativa non si è ancora tradotta in una discussione in Parlamento. Proprio per questo molte associazioni che si occupano di fine vita si sono limitate a chiedere alle camere di iniziare almeno a parlarne, calendarizzando la discussione in aula. Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, ne ha parlato con noi.

Perché questo ritardo nella discussione? L’imbarazzo e la difficoltà nell’affrontare i temi etici non riguardano solo la morte. In questo caso però, come in altri, la mancanza di una norma si traduce in assenza di un diritto e nel ricorso a pratiche clandestine e illegali. Un tabù? Un’influenza ideologica che impedisce il confronto? Che cos’altro?

La discussione è rifiutata perché i temi che riguardano la bioetica dividono inevitabilmente. E nei partiti questo rischia di cambiare le coalizioni e gli orientamenti. Per quello che riguarda l’opinione pubblica invece, nonostante il 55,2 % dei cittadini italiani sia favorevole all’eutanasia (secondo l’Eurispes) gioca un ruolo importante l’informazione.

Il video dell’appello dell’Associazione Luca Coscioni

Foto via Pixabay