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Un confronto sulla tratta degli esseri umani per non restare isolati

Secondo i dati dell’Europol, agenzia di polizia europea, il traffico di esseri umani nel continente è gestito da 30 mila persone, di cui 3 mila si occupano degli spostamenti nel mare Mediterraneo, muovendo, oltre alle persone, miliardi di euro. La tratta riguarda anche chi è destinato a finire sul mercato del sesso ed è, secondo le agenzie europee, probabilmente l’attività criminale più redditizia in questo momento. Più del traffico di armi e droga.

In questi giorni, a Palermo si svolge un workshop internazionale sulla tratta degli esseri umani organizzato dal Ciss-Cooperazione Internazionale Sud Sud (Italia), dall’Umar –União de Mulheres Alternativa e Resposta (Portogallo), e dalla Pro Prietania Arad (Romania).

Margherita Maniscalco, del Ciss, ci ha spiegato perché è importante parlare di tratta e sfruttamento in questo modo.

La tratta è spesso accomunata alle migrazioni di massa: sebbene siano argomenti distinti, si influenzano tra loro e occorre affrontarli insieme per cogliere meglio la complessità di entrambi i fenomeni che hanno bisogno di un forte lavoro di cooperazione internazionale e di reti tra tutti gli attori coinvolti. Sui media forse si parla meno di tratta rispetto ai flussi migratori, ma il fenomeno è vivo più che mai ed è sempre in evoluzione, cosa che rende difficile identificare le molteplici forme di sfruttamento.

Al workshop di Palermo partecipa anche il Pellegrino delle Terra, associazione palermitana, sostenuta anche dall’Otto per Mille valdese che si occupa di accoglienza di donne immigrate vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale. Ne abbiamo parlato con Graziella Scalzo, operatrice dell’associazione

Per le associazioni che operano in questo campo, esiste il rischio di rimanere isolati, ma questo è più difficile che accada se si rafforza il lavoro di rete sul territorio e a livello internazionale.

Foto via Pixabay