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La Chiesa e i giovani insieme per una pedagogia di Pace

E’ possibile costruire una giustizia duratura? Si può strutturare una pedagogia fondata sulla pace?

Una cinquantina fra pastori, attivisti, studenti, lavoratori del sociale, artisti e insegnanti hanno preso parte ad un campo studi politico internazionale, promosso fra gli altri anche dal Cec, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, dal 16 al 21 agosto nei bellissimi spazi della struttura di Agape, di proprietà della Chiesa valdese , a Prali, in provincia di Torino.

Aruna Gnanadason ex direttora del compartimento per la giustizia, la pace e l’integrità del creato del Cec, il Consiglio Ecumenico delle Chiese, è stata fra i principali oratori. Ha sottolineato la necessità di un nuovo linguaggio da utilizzare negli sforzi di costruzione della pace. «E’ importante sfidare il dominante concetto di profitto, controllo militare e distorte definizioni di sicurezza che spesso vengono usate in opposizione alla dignità e ai diritti degli uomini e di tutto il creato. Dobbiamo esplorare come sfidare il nuovo linguaggio politico che promuove l’abuso di potere e l’uso della forza in politica e nella vita sociale ed economica»

Riflessioni sull’imperialismo e sulle globali guerre al terrore perpetrate in nome di una presunta sicurezza sociale sono stati esposte da Corinna Mullins, ricercatrice associata alla Scuola per gli studi orientali e africani di Londra ed insegnante all’università di Tunisi. La Mullins si è chiesta : «Sicurezza per chi? Chi è sicuro da chi? Chi ne beneficia? L’attuale atmosfera è molto redditizia, il mio governo, quello statunitense alloca più di 4 miliardi di dollari all’anno per spese militari».

«La pedagogia della non violenza va insegnata nelle università – ha raccontato Daniele Turrino, del Movimento Nonviolento di Roma – e la si apprende nell’impegno quotidiano nelle relazioni con chi è attorno a noi, con le istituzioni e la società in generale».

I partecipanti al campo hanno inoltre prodotto un manifesto sul tema “Pedagogia di Pace: verso nuovi paradigmi per la sicurezza delle persone”, sulla linea della risoluzione del Cec relativa al pellegrinaggio di Giustizia e Pace come proclamato dall’assemblea di Busan, in Corea del Sud, nel 2013.

Il manifesto recita: “Dal punto di vista delle persone e delle comunità, la sicurezza vera e propria può essere articolata come la detenzione insieme della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Pertanto, promuovere la sicurezza delle persone significa proteggerle da minacce come la fame, la disoccupazione, la perdita dell’abitazione, la malattia, i disastri ambientali e la violenza in tutte le sue forme, compresa quella di genere”.

Si conclude: “è essenziale esporre una pedagogia per la pace e la giustizia al fine di ottenere gli strumenti per : sfidare la narrazione dominante che razionalizza e giustifica le guerre; resistere alla violenza e all’oppressione in ogni sua forma; difendere la vita; e promuovere una giustizia sociale, economica e ecologica, che sia base per una genuina e duratura pace”.

Fonte, traduzione C. Geymonat