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Campo ragazzi a Rocca di Papa

Si riparte. Dopo la dolorosa chiusura de «Il Villaggio della gioventù» di Santa Severa (Rm) e la conseguente interruzione dell’aggregazione, della formazione e dell’elaborazione che, pur con tutti i limiti, al Villaggio si faceva, si riprende il cammino. Certo, si tratta di una prima prova ed è troppo presto per dire se le chiese battiste italiane avranno le risorse umane e finanziarie per dare continuità al salvataggio del Centro evangelico battista di Rocca di Papa (Roma). Ma è un fatto che quest’estate – dopo la festa di riapertura del 25 aprile scorso – sono stati organizzati due campi: uno per bambini e l’altro per adolescenti.

Dal 26 luglio al 2 agosto 21 tra ragazzi e ragazze, compresi tra i 13 e 16 anni, provenienti da varie parti d’Italia (più due dalla Svizzera), hanno preso parte al campo organizzato da un gruppo staff composto da cinque persone che aveva come tema «L’alterità» e un percorso biblico su Giona. Il tutto condito da attività ludiche e sportive, e incorniciato da riunioni di preghiera che aprivano e chiudevano ogni giornata. Franca e Dora hanno curato con affetto e competenza la preparazione dei pasti e la gestione della cucina. 
Quello che non si può organizzare, ed è accaduto, è l’impasto tra le persone, l’intreccio delle relazioni che fa di un campo estivo un’esperienza formidabile e un’occasione per testimoniare una fede esistenzialmente rilevante e la consistenza di una comunità evangelica più grande della chiesa locale.

Il Centro di Rocca di Papa si presenta come un luogo sobrio, ma dignitoso, e ben tenuto da Fabrizio Li Puma. Un ruolo di primo piano lo gioca il giardino che nella bella stagione non è soltanto il luogo dove svolgere le attività ludiche e sportive, ma anche lo spazio da impiegare per i gruppi di lavoro e le riunioni di preghiera. Inoltre il giardino, generosamente mantenuto da alcuni fratelli della Chiesa di Trastevere, è il biglietto da visita del Centro. Si può ben dire che Rocca di Papa rispecchi quello che le nostre chiese sono e devono fare: un centro sobrio per delle chiese che devono imparare a vivere sobriamente e dignitosamente. 

Per il futuro è prioritario investire sulle persone. Investire su una direzione che durante i campi assicuri ai gruppi di lavoro di potere svolgere il proprio compito senza doversi preoccupare delle urgenze legate alla struttura del Centro. Inoltre, investire sulla formazione dei gruppi che gestiscono i campi. È necessario organizzare al più presto un campo di formazione dei gruppi di staff dei campi estivi: un campo formazione che dia gli strumenti per pensare un campo, ma anche per gestire le relazioni tra le persone. Un campo formazione che sia il luogo di elaborazione e di confronto sul progetto formativo che vogliamo svolgere a Rocca di Papa. Infine, è necessario da subito legare il lavoro di Rocca di Papa agli altri centri, quelli ad Agape (Prali) e ad Ecumene (Velletri) primi fra tutti. Detto con uno slogan: ripartire da dove è stato interrotto il lavoro di Emanuele Troiani, ultimo direttore di Santa Severa.

A fine campo con profluvio di messaggi su WhatsApp, i ragazzi hanno chiesto che si organizzi un campo attorno a Capodanno. Una richiesta incoraggiante e impegnativa che darebbe continuità al campo di questa estate.

Simone De Giuseppe ha chiuso la settimana parafrasando le parole di Gesù «qui c’è più di Giona» (Luca 11, 29 – 32). E, chiamando per nome una a una le persone presenti, ha detto che «qui c’è più di ciascuno di noi». Vero! Negli sguardi di quei ragazzi si potevano intravedere i volti dei ragazzi e delle ragazze che li hanno preceduti e il segno della misericordia di Dio.