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Opere, futuro assicurato per Casa Cares

«Casa Cares è un sogno, non spegnetecelo»; con questa felice battuta di un membro dei Sinodo, il diacono Dario Tron, si potrebbe riassumere la decisione dell’assemblea di affidare alla Commissione Sinodale di Diaconia (Csd) la gestione della magnifica struttura sulle colline alla spalle di Firenze, che fino ad oggi era proprietà della Tavola valdese, e gestita dal terzo distretto delle chiese. Negli anni si sono resi necessari varie opere di messa a norma, di ristrutturazione e di rilancio degli spazi, siano essi gli edifici o i vasti terreni circondanti, e la decisione sul futuro dell’opera si è resa non più prorogabile visto che molti nodi sono giunti al pettine, in particolare le necessità di ampi lavori di ristrutturazione, stimati in circa due milioni di euro.

Giovanni Comba, presidente della Csd è pronto a raccogliere la sfida: «Crediamo di avere le competenze e le idee per tentare un rilancio di un’opera così importante nella storia di generazioni di evangelici». Il moderatore Eugenio Bernardini ha sottolineato il grande lavoro svolto a Casa Cares, in particolare da Paul e Antoniette Krieg, che dal 1983 sono l’anima e il cuore di Casa Cares, ma ha voluto focalizzare l’attenzione sugli elevati costi di gestione e messa a norma, per chiedersi se sia veramente opportuno insistere nel suo mantenimento. Il Sinodo ha votato a larghissima maggioranza per il passaggio alla Csd della struttura che avvierà quindi un progetto di recupero e rilancio che verrà presentato all’assemblea il prossimo anno.

La mattinata è stata nel complesso dedicata all’analisi delle opere che non fanno parte della diaconia valdese, ma che rispondono invece direttamente al Sinodo.

Il focus dei ragionamenti ha coinvolto soprattutto il Servizio Cristiano di Riesi, viste le novità proposte nel corso dell’anno, a partire dall’inaugurazione del nuovo museo che come ha sottolineato il moderatore Bernardini «ha consentito agli abitanti della zona di riscoprirsi, di vedere come era la propria terra un tempo, e come si è trasformata negli anni, fra fotografie, video, documenti. Sono stati spesi molti soldi ma si è restituita alla popolazione un’opera moderna».

E’ toccato al direttore dell’opera Gianluca Fiusco offrire un appassionato spaccato delle attività, delle battaglie, delle sfide da vincere quotidianamente in una zona di frontiera, difficile per svariati motivi, dalle contaminazioni nelle relazioni politiche allo spopolamento di un territorio che non riesce a offrire alcunché ai propri residenti.

Come da anni è il Collegio valdese a suscitare acceso dibattito fra chi fatica ad accettare gli elevati finanziamenti derivati dai proventi dell’otto per mille che vengono dirottati per il funzionamento della scuola, e chi antepone altri ragionamenti al superiore interesse del ruolo che il Collegio ancora svolge per la formazione culturale. Particolarmente accorato l’intervento di Patrizia Mathieu della chiesa di Torino, che ha espresso «il profondo disagio ogni volta si parla del Collegio, scuola privata, finanziata con forza dai nostri denari (circa 400 mila euro di fondi otto per mille), e che al contempo ha una retta per le famiglie da 6900 euro annui (cifra pagata da circa il 20% degli studenti, mentre i restanti hanno diritto a tariffe agevolate in base alle dichiarazioni Isee) che lo ha ormai trasformato in una scuola di lusso, riservato alle classi alti della società».

Sullo stesso filone si iscrivono gli interventi di Emilio Florio della chiesa di Milano e di Gianni Genre, timorosi di veder mutata la mission dell’istituto superiore. L’operato del Collegio viene comunque approvato con 11 voti contrari e 19 astenuti.

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