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Una spiritualità rinnovata

La candidata Eleonora Natoli, romana, ha raccontato di fronte al Corpo pastorale e ai membri delle chiese che l’hanno idealmente abbracciata nel momento dell’esame di fede, di essere stata toccata dalla Parola di Dio a un’età che non consentiva esitazioni nello studio e nella decisione della strada da intraprendere. La grazia l’ha dunque spinta agli studi di Teologia, mentre il servizio volontario negli hospice per malati terminali l’ha messa a contatto con la sofferenza e con il bisogno di trovare la vicinanza di Dio. Così è anche per la sua scelta di mettersi a disposizione della Chiesa come pastora: «si tratta – ha detto – di ricambiare e restituire tutto quello che avevo ricevuto per grazia di Dio».

Le domande formulate dal Corpo pastorale hanno condotto la candidata a riflettere proprio sul nesso tra predicazione e accompagnamento delle persone. L’annuncio della resurrezione, che ci fa portatori di una speranza positiva, anche e soprattutto se a contatto con la sofferenza, deve quindi superare e niente concedere al dolorismo: non si può dare un senso al dolore né tantomeno un valore salvifico. Una ulteriore domanda riguardava le benedizioni: Dio benedice soprattutto la capacità di relazione – ha detto Eleonora Natoli –, a tutti i livelli: a cominciare dalla relazione fra uomo e donna, che viene prima dell’invito a crescere e moltiplicarsi. E in queste situazioni, come nella cura delle persone, insomma nella capacità di farsi prossimo si gioca molto, moltissimo della nostra capacità di esercitare il pastorato.

Serve studiare, dunque, ma serve far emergere anche una profonda e rinnovata spiritualità: anche la scelta di diventare pastora metodista è, in questo senso, significativa e di incoraggiamento.

Foto Denis Caffarel