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In viaggio sotto il segno di Giona

Il corteo lascia l’aula sinodale e procede verso il tempio di Torre Pellice, dal quale giungono i rintocchi gioiosi delle campane a sugellare il momento solenne. In testa la pastora Erika Tomassone, predicatrice designata dal seggio del Sinodo precedente, poi Eleonora Natoli, la candidata che a breve sarà consacrata al ministero pastorale, e Timothy TenClay, pastore della Chiesa riformata d’America, che lavorerà in Italia per un progetto di missione; seguono i membri della Tavola valdese e delle varie commissioni sinodali, gli ospiti italiani ed esteri, e infine i deputati, i pastori e le pastore in ordine sparso. Il corteo, composto ma non austero, confluisce a poco a poco nel tempio per celebrare il culto che apre il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi, massimo organo decisionale dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi. Il primo atto con cui la storica minoranza protestante in Italia dà avvio a questo evento annuale è porsi all’ascolto della Parola di Dio: una Parola «antica» che, in questo tempo affollato di parole urlate, abusate, insensate, risuona ancora oggi significativa per gli uomini e le donne di fede, che si interrogano sul senso della propria presenza e azione in Italia.

Viaggio, spaesamento, estraneità sono le parole che ritornano più volte nella predicazione della pastora Erika Tomassone, sul testo noto come «Il segno del profeta Giona» (Luca 11, 29-32). Non a tutti piace viaggiare – afferma la pastora –, ma quando si parla della vocazione che Dio rivolge alla sua Chiesa, il viaggiare si impone. «Se non ti sposti, se non vivi uno spaesamento umano davanti a Dio, c’è qualcosa che non va». Rimanendo fermi c’è il rischio che «invece di abbandonarti con piena fiducia all’incontro con quel Dio che si è spaesato per venire fino a te e portarti liberazione e che ti vuol mettere in cammino, ti arrocchi, ti difendi, ti trinceri nel tuo paese etico, teologico e spirituale».

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Ma Gesù viene a scompaginare le nostre certezze, ci invita a sconfinare dai nostri recinti ideologici e teologici, per «incontrare l’estraneità».

Agli interlocutori del suo tempo che chiedono un segno da parte di Dio, il rabbi di Nazareth ne offre uno solo: il segno di Giona. Il richiamo è a quel profeta che, arroccato nella convinzione che non valga la pena di rischiare la vita, andando ad annunciare il ravvedimento alla potente e malvagia città di Ninive, prova ad evitare il viaggio e a mettersi al riparo. Ma nel ventre del pesce che lo ha inghiottito, Giona sperimenta lo spaesamento estremo, e una volta giunto a Ninive, incontra un Dio che continua a sorprenderlo: un Dio che offre a degli stranieri – che ascoltano la sua parola – non il giudizio ma il suo perdono e la sua grazia.

Il segno di Giona – l’incontro con l’estraneità che spaesa e cambia la vita – è lo stesso offerto da Gesù anche alla nostra generazione. «Se ancora oggi accettiamo di essere spaesati da Dio, abbandonando i nostri arroccamenti e le nostre difese, viaggiamo sotto il segno di Giona. Nell’accoglienza dell’estraneità misericordiosa di Dio, noi, gli stranieri a Lui per eccellenza, da Lui cercati e amati, incontriamo la grazia stupefacente e liberatoria con cui possiamo camminare in piena fiducia in mezzo alle sfide umane di ogni tempo». L’antica Parola biblica offre al Sinodo un’indicazione chiara in questo presente impregnato di pregiudizio e ostilità verso ciò che ci è estraneo e va fuori dai modelli tradizionali; è una bussola che orienta il cammino in questo tempo caratterizzato da frontiere che si difendono, muri che si ergono e conflitti che divampano: accogliere ciò che non è previsto, che non è riducibile alle nostre categorie di pensiero anche teologico; accogliere la misericordiosa estraneità di Dio che può rimettere in cammino la sua chiesa e suscitare un nuovo risveglio.

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Nel suo saluto inaugurale, il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, ha ringraziato i numerosi ospiti presenti. Oltre ai rappresentanti dell’evangelismo italiano e internazionale, è prevista la presenza di mons. Bruno Forte, presidente dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso (Unedi) della Conferenza episcopale italiana (Cei), e di don Cristiano Bettega, direttore dell’Unedi. Tra i messaggi di saluto al Sinodo, è giunto quello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In un telegramma indirizzato al moderatore, il presidente Mattarella riflette sui temi della libertà religiosa, della laicità e del dialogo. «La Chiesa valdese – si legge nella lettera – si muove da tempo nella società italiana aderendo ai caratteri di una cultura democratica basata sulle idee di libertà ed uguaglianza e promuovendo opere sociali di grande valore, nell’accoglienza agli immigrati, nel sostegno alle persone anziane e a quelle bisognose, nel contrasto alla dispersione scolastica, nell’azione formativa all’interno delle carceri, nell’aiuto ai disabili e ai loro percorsi di integrazione, nell’impegno per la legalità e il bene comune. Sono certo che il confronto del vostro Sinodo contribuirà a far crescere anche il dibattito pubblico culturale e civile dell’intera società italiana».

Anche papa Francesco ha inviato ai partecipanti al Sinodo il suo «cordiale e fraterno saluto, quale segno della sua spirituale vicinanza». In una lettera firmata dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, il papa ha assicurato «un fervido ricordo nella preghiera affinché il Signore conceda a tutti i cristiani di camminare con sincerità di cuore verso la piena comunione, per testimoniare Gesù Cristo e il suo vangelo, cooperando al servizio dell’umanità, in particolare in difesa della dignità della persona umana, nella promozione della giustizia e della pace e nel dare risposte comuni alla sofferenza che affligge tanta gente, specialmente i poveri e i più deboli».

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I lavori del Sinodo cominceranno domattina e si concluderanno venerdì 28 agosto con l’elezione del moderatore, della Tavola valdese e delle varie cariche amministrative.

Tra i temi all’attenzione dei 180 sinodali – pastori/e e “laici” eletti dalle chiese locali – ci saranno: la missione delle chiese nell’Italia e nell’Europa caratterizzate dalla crisi; l’interculturalità; l’essere chiesa insieme; le nuove famiglie; l’ecumenismo, anche alla luce della recente visita storica del papa alla chiesa valdese di Torino; il Cinquecentenario della Riforma nel 2017; la libertà religiosa in Italia; il Patto di integrazione tra metodisti e valdesi che compie 40 anni.

In discussione al Sinodo anche il tema dell’accoglienza dei rifugiati e dei migranti, a cui sarà dedicata la serata pubblica dal titolo «L’Europa comincia a Lampedusa», prevista lunedì 24 agosto alle ore 20,45 nel tempio valdese di Torre Pellice. All’incontro, introdotto da Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), parteciperanno: l’on. Mario Marazziti, presidente della Commissione diritti umani della Camera dei deputati e membro storico della Comunità di Sant’Egidio; il past. Massimo Aquilante, presidente della Fcei; Yvan Sagnet, sindacalista; Marta Bernardini, operatrice del progetto della Fcei «Mediterranenan Hope», presso l’Osservatorio di Lampedusa. Sono previsti interventi musicali a cura del «Duo Pizzulli».

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Foto Anna Lami