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Verso un nuovo ecumenismo

«E’ il momento giusto per passare dalla teoria ai fatti» dice Pawel Gajewski, pastore valdese, «in vista di alcuni traguardi importantissimi: uno di questi è il raggiungimento dell’intercomunione, ovvero la possibilità di partecipare alla santa cena, all’eucarestia». E’ infatti ancora precluso l’accesso al sacramento eucaristico a chi non è della chiesa che lo sta celebrando: un protestante non può, ad oggi, prendere l’ostia in una chiesa cattolica.

Un tale nodo problematico, così rappresentativo della frattura tra le chiese – la santa cena, o eucarestia, è uno dei momenti di comunione per eccellenza – , è stato di recente riproposto di persona dal moderatore della Tavola Valdese, il pastore Eugenio Bernardini, a papa Francesco, in occasione della visita di quest’ultimo alla chiesa valdese di Torino. Non cosa da poco per le relazioni ecumeniche. Ecumenismo che sembra vivere una stagione rinnovata in termini di qualità dell’incontro e aspettative per nuovi risultati concreti. Questi temi saranno affrontanti durante l’annuale sessione estiva del Segretariato Attività Ecumeniche (Sae – saenotizie.it) dal titolo «In cammino verso un nuovo ecumenismo». Si terrà ad Assisi dal 26 luglio al 1 agosto.

Un nuovo ecumenismo, recita il titolo della sessione, a cui la recente visita papale ha fortemente contribuito. E’ stato significativo, secondo Gajewski – che parteciperà alla sessione del Sae in veste di relatore – che il papa abbia incontrato una chiesa valdese locale, indicazione chiara «che il nuovo ecumenismo deve ripartire dalla base, dalle chiese locali, dal territorio». Senza altresì dimenticarsi che il dialogo ecumenico comprende molteplici realtà cristiane, molte delle quali oggi ne sono escluse. «E’ molto importante per noi protestanti anche l’ecumenismo con gli altri protestanti, gli evangelici e gli evangelicali. Con quest’ampia area di chiese abbiamo poche relazioni» ha fatto notare Gajewski.

Fin dalla sua costituzione il Sae tiene vivo il dialogo ecumenico, anche tramite le sessioni di formazione. Nelle quali sono previsti momenti di comunione, di studio e d’approfondimento. Non solo tra cristiani (ortodossi, protestanti, cattolici…), ma anche con ebrei e musulmani. Ecumenismo, insomma, ma anche dialogo interreligioso, che «sono cose distinte ma non possono essere separate» conclude Gajewski, «oggi non possiamo immaginare una nuova collaborazione ecumenica senza il dialogo con gli ebrei e i musulmani. Le religioni di Abramo sono chiamate a prendere atto della loro radice comune, dei testi che leggiamo insieme, anche se li interpretiamo diversamente. Per me rimane uno dei punti cardinali per il nostro orientamento ecumenico. Essere uniti come cristiani, per portare avanti il dialogo con l’ebraismo e l’islam».

Foto: un momento del convegno di primavera 2015, a Enna