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San Antonio (Usa). Sei bandiere unite, simbolo di perdono e unità

Nel giorno in cui il primo ministro della Serbia, Aleksandar Vučić, è stato cacciato a sassate dai manifestanti alla cerimonia del 20° anniversario del massacro di Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina, un ricco mix di circa 70.000 avventisti, che rappresenta quasi tutte le culture del pianeta, si è riunito per il servizio religioso, sabato 11 luglio, nello stadio Alamodome di San Antonio, in Texas, nel giorno conclusivo dell’Assemblea mondiale della chiesa avventista.

Molto emozionante, per due dei presenti, è stato vedere un drappo che univa insieme le sei bandiere di Bosnia, Croazia, Macedonia, Serbia, Montenegro e Slovenia, ben visibile sopra il 5° livello delle tribune alla destra del palco. Un simbolo commovente di perdono e unità, nel contesto di un servizio concentrato sulla speranza nel Salvatore che cambia la vita.

Dejan Stojkovic è serbo e ora vive nel Regno Unito, dove è direttore dei Ministeri per i teenager nella Federazione avventista dell’Inghilterra del sud. Quando era ancora adolescente è fuggito dal servizio militare, nella guerra che ha diviso la Jugoslavia, oltrepassando il confine in un carro funebre. Vedere il suo paese disgregarsi è stato molto doloroso per lui e per la sua famiglia. Suo padre era pastore e il suo ministero aveva varcato i confini culturali ed etnici.

In Inghilterra ha incontrato Deana, proveniente da quella che, geograficamente e politicamente, è «l’altra parte della barricata». È croata ma si è ritrovata senza passaporto e nazionalità e oggi viaggia con passaporto bosniaco. Deana lavora per il dipartimento Comunicazioni della Regione Transeuropea della chiesa avventista, a St. Albans, in Inghilterra, e ha scoperto che l’amore non ha barriere: Dejan e Deana sono sposati da cinque anni.

8.000 uomini e ragazzi bosniaci musulmani sono morti per mano delle forze serbo-bosniache, durante la disgregazione della Jugoslavia. La Serbia ha appoggiato i serbo-bosniaci. Sabato 11 luglio, il premier Vučić aveva tentato un gesto di pace, di scuse e di riconciliazione, unendosi agli altri leader mondiali nella cerimonia che, in Bosnia-Erzegovina, rendeva omaggio ai morti di Srebrenica, dove oltre 100 resti trovati di recente dovevano essere sepolti con le 6.000 altre vittime del massacro. Invece, è diventato bersaglio della folla che gli ha lanciato pietre e bottiglie.

È una storia triste che chiaramente non è finita. È ancora più triste se si pensa che non è l’unico caso, ma si è ripetuta in molti modi in vari paesi del mondo. Il Ruanda ha vissuto il proprio genocidio, ma ha anche visto storie incredibili di riconciliazione e guarigione. In Sudafrica abbiamo visto le comunità, una volta divise, ritornare insieme.

Nell’Assemblea mondiale di San Antonio, le persone hanno fortemente espresso punti di vista molto diversi, e hanno dovuto accettare di essere in disaccordo, o accettare un voto deludente, eppure sabato sono stati in grado di sedersi e di lodare il Signore insieme, sotto la stessa bandiera, quella di Gesù. Il presidente della chiesa avventista mondiale, il past. Ted Wilson, ha affermato nella sua predicazione: «Non rimanete bloccati da una parte o dall’altra della strada, state nel mezzo della Parola di Dio».

(Fonte: Notizie Avventiste)

Foto da news.avventisti.it