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Mura che possono solo dividere

Mura, ancora e sempre mura. Quando la parola e l’intelletto vengono accantonati, l’uomo alza barriere di mattoni e cemento per separarsi dal suo prossimo scegliendo la peggiore delle soluzioni possibili.

Dopo l’Ungheria che giusto ieri ha votato a larghissima maggioranza per la costruzione di un muro di oltre 140 chilometri nel cuore dell’Europa, al confine con la Serbia, nell’illusione di frenare la disperata fuga di tanti disperati dagli orrori di guerre e carestie, ora giunge la notizia di un’analoga risoluzione che verrà adottata da Israele. E in questo secondo caso si tratta di un dietrofront che ha del clamoroso perché va a smentire un pronunciamento di segno opposto che ad aprile aveva bloccato i lavori. La Corte Suprema d’Israele ieri, smentendo quindi se stessa, ha dato il via libera all’erezione del muro nella valle di Cremisan, a separare lo stato ebraico dalla Palestina.

Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Fides il muro ingloberà nella parte israeliana i fondi agricoli della valle, appartenenti a 58 famiglie palestinesi della zona che troveranno sbarrato l’accesso ai fondi agricoli di loro proprietà.

La costruzione andrà a devastare uno degli ambienti naturali più belli di tutta la Terra Santa, alle porte di Betlemme.

E’ l’ennesimo capitolo di una vicenda che si trascina da anni fra ricorsi e contro-ricorsi. Le manovre del governo Netanyahu mirano a sottrarre ulteriore terreno ai territori palestinesi: a farne le spese in questo caso sarebbe la città di Beit Jala, la più prossima alla valle del Cremisan,  presso Betlemme, già oggetto in passato di sottrazioni di terre, utilizzate per la costruzione degli insediamenti di Gilo e Har Gilo. Queste ultime sarebbero le dirette beneficiarie anche di quest’ultima operazione perché verrebbero ad acquisire  terreni fertili e coltivabili.

Pezzo per pezzo, questi muri stanno rubando terreno ai palestinesi, costringendoli sempre più in una morsa letale. Le esigenze di sicurezza sono una motivazione risibile, come contestato anche da molte diplomazie internazionali, politiche e religiose. Si tratta di un’ennesima prova di forza, e ciò non può che allontanare il dialogo.

Foto: “Bethlehem Overlooking” by Maysa Al Shaer – Maysa Al Shaer. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.