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La cena è del Signore

Questa domenica riprendiamo un tema che ricorre spesso nelle lettere che riceviamo in redazione e che voglio riproporvi attraverso un’ascoltatrice siciliana che, semplicemente e sinteticamente, ci chiede: «esiste anche nelle vostre chiese l’eucaristia come la si pratica nelle chiese cattoliche? (…) se si, in che modo la praticate e quale significato ha?».

Tutte le chiese cristiane ricordano che nella notte in cui fu tradito, Gesù compì certi gesti e pronunciò certe parole attorno alla tavola in cui per l’ultima volta si raccolse con i suoi discepoli. Anche le chiese evangeliche ricordano questo evento esprimendolo liturgicamente in un gesto che chiamiamo Cena del Signore. Questo è il nome che esprime meglio il significato che i protestanti danno a esso, perché stabilisce a chi questo momento appartenga: è la Cena che appartiene al Signore: noi siamo semplici ospiti di una mensa a cui egli invita chi vuole e di cui non possiamo né selezionare i partecipanti né dettare le regole, ma solo riceverle.

La Cena è del Signore anche in un altro senso: essa si rifà direttamente all’ultima cena di Gesù e deve rispecchiarne i gesti e le parole riportate dai testi biblici. Gesù prese del pane e lo spezzò; alzò un calice; rese grazie; e distribuì tanto il pane quanto il vino a tutti i presenti. Queste sono le modalità di svolgimento della Cena del Signore durante la quale, secondo la comprensione protestante, non si ripete il sacrificio di Cristo né si ha alcuna trasformazione degli elementi. Piuttosto, nella Cena del Signore si diventa contemporanei di coloro che tanto tempo fa sedettero attorno a Gesù e lo udirono paragonare se stesso e spiegare la sua missione attraverso i simboli del pane e del vino e in cui si è concretamente rassicurati della verità dei suoi doni per noi: la salvezza, il perdono, la fraternità.

Poi naturalmente, il protestantesimo è un universo altamente variegato. Al suo interno c’è chi spiegherebbe le cose in modo diverso; c’è chi celebra la Cena del Signore ogni domenica, chi ogni mese, chi quattro volte l’anno. Tuttavia, c’è un intento comune: quello di testimoniare visibilmente i doni ricevuti da quel Gesù che non ha disprezzato mai nessuna tavola e non ha voluto escludere nessuno dalla propria.

Foto: Pietro Romeo/Riforma