banisadr_fallaci_khomeini

Accadde oggi, 29 giugno

Di Fallaci si è detto di tutto, si è detto talmente tanto che lei, la giornalista che ha vissuto attraverso le parole, sotto altre parole, per lo più inutili e ingiuste, è rimasta sepolta. Se le sarebbe scrollate di dosso, fosse ancora viva; anche se certo essere al centro dell’attenzione non le dispiaceva. La sua bisnonna paterna, Anastasìa, era figlia illegittima di una ragazza valdese, una sua prozia era evangelica e frequentava la chiesa di via de’ Benci, dove ogni tanto portava anche la piccola Oriana, che però si annoiava in quel tempio senza orpelli e senza incenso, “dove si leggeva la Bibbia e basta”. Era abituata a combattere, sin da quando, ancora ragazzina, aveva partecipato alla Resistenza, sulle orme del padre Edoardo. Antifascista lo fu poi tutta la vita, era un “marchio di fabbrica”; come il suo andare dritto al punto, anche se era scomodo o pericoloso, anche se urtava e feriva gli altri (e di antipatie se ne attirò molte, anche nell’ambiente giornalistico, dove le avrebbero forse perdonato di essere sfrontata e ingestibile, se solo non fosse stata così brava). La sua foto con l’elmetto sulla copertina di Niente e così sia, in cui raccontava la follia della guerra del Vietnam, dove era andata in prima linea per vedere che lì perdevano tutti, gli americani e i vietcong, e anche i suoi colleghi che non uscivano dall’albergo della stampa, ha segnato il nostro immaginario di ragazzine degli anni ’80, mentre cercavamo una strada possibile fra politica, impegno e femminismo.

Oriana era passata dal raccontare le grandi feste newyorkesi al sogno degli astronauti di conquistare la luna, “un sogno per chi non ha sogni”, e ora si trovava in una terra, piena di morti, di donne violentate e di bambini dimenticati, tra soldati terrorizzati, sotto un cielo da cui pioveva napalm. Non poteva tornare come prima. Alla passione per le domande, che sapeva fare senza mai farsi intimidire dai suoi interlocutori ma anzi mettendoli sommamente in difficoltà, si sommava la passione per questa materia sfuggente che è la vita, che non le ha risparmiato dolori, delusioni e perdite. Il tempo privo di fantasia e di talento che è venuto dopo di lei ne ricorda soltanto l’ultimo periodo, quello triste della Rabbia e l’orgoglio, brutto libro contro l’islam che da solo non spiega la sua esistenza ma soltanto il poco ingegno di chi oggi, anche per un cattivo uso della politica, la strumentalizza anche dopo morta. Fierezza e testardaggine e il coraggio di dirsi per quello che si è, senza infingimenti: Oriana Fallaci era una donna che è riuscita a imporsi in un mondo di uomini grazie alle sole sue capacità, usando sempre l’intelligenza ma senza sacrificare le emozioni, consapevole della complessità che a saperla vedere è ricchezza e non inciampo; e questa è l’unica, preziosa, eredità che va raccolta.  

Foto “Banisadr Fallaci Khomeini” di Ignotohttp://www.oriana-fallaci.com/backend/sites/default/files/imagecache/gallery/3870151-Fallaci-Coll-Priv-BIG.jpg. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.