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South Carolina. Strage di Charleston

All’indomani della sparatoria avvenuta lo scorso mercoledì 17 giugno nella Emanuel African Methodist Episcopal Church a Charleston, Carolina del Sud, (Usa), dove hanno perso la vita nove persone, numerose sono state le dichiarazioni di condanna per la violenza commessa e di solidarietà per le vittime e le famiglie coinvolte, che sono state rilasciate da diversi organismi di chiese a livello internazionale

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), past. Olav Fykse Tveit, ha dichiarato: «Ho seguito con orrore gli eventi che hanno avuto luogo ieri sera alla Emanuel Church a Charleston (Usa). Un pastore e i membri della congregazione, mentre erano riuniti in preghiera e nello studio della Parola di Dio, sono stati presi di mira da atti di violenza, che sembrano essere stati premeditati e motivati da odio razziale». Tra le vittime c’era anche il pastore metodista e senatore democratico Clementa Pinckney, di cui Tveit ha ricordato il lavoro – sia come pastore sia come politico – svolto sempre con spirito di servizio in risposta alla vocazione ricevuta da Dio.

Ricordando la lunga e storica testimonianza che la Emanuel Church ha reso a favore della giustizia radicata nella consapevolezza che tutti sono creati a immagine di Dio, Tveit ha sottolineato che in quanto potente simbolo di questa eredità, l’attacco alla Emanuel Church è stato ancora più doloroso e atroce. «Ci addolora profondamente che un tale atto di odio e di violenza si sia verificato in uno spazio sacro e contro coloro che stavano vivendo attivamente la loro fede. Rivolgiamo le nostre condoglianze alle famiglie, alla congregazione, e alla comunità, le nostre preghiere per la guarigione dei feriti, e la solidarietà e l’accompagnamento ai nostri fratelli e sorelle della African Methodist Episcopal Church».

Anche il Consiglio metodista mondiale ha espresso immediata vicinanza alla Emanuel Church che è la chiesa più antica tra le chiese metodiste episcopali africane nel Sud e rappresenta una delle più antiche e grandi congregazioni nere a sud di Baltimora. Affettuosamente denominata «Madre Emanuel» la chiesa conta tra i suoi fondatori il famoso abolizionista, Denmark Vesey.

«Le nostre preghiere vanno a coloro che sono in lutto, ai feriti e alle loro famiglie. Che la forza e la grazia di Dio siano su coloro che stanno cercando di portare aiuto e guarigione in questa situazione. Alla vigilia della presentazione del Premio metodista mondiale per la pace per il 2014, ci viene ricordato che il lavoro per la pace deve essere sempre una priorità», ha detto Gillian Kingston, vice-presidente del Consiglio metodista mondiale.

Parole di cordoglio sono state espresse anche dal Consiglio nazionale delle chiese di Cristo negli Stati Uniti (NccUsa) di cui la Chiesa metodista episcopale africana è una delle denominazione fondatrici e ha tre rappresentanti nel Consiglio direttivo, tra cui William Miller, pastore della chiesa metodista episcopale africana di St. John, appena ad ovest di Charleston.

«Preghiamo affinché siano scoperte le motivazioni alla base di quest’orribile atto, e affinché noi come società possiamo finalmente trarre da questo evento insegnamenti che generino vita per la nostra nazione. Preghiamo per le famiglie del pastore Pinckney, di sua sorella, e degli altri che sono stati uccisi. (…) Preghiamo che questa tragedia finalmente possa tradursi in azioni da parte dei funzionari statali, locali, nazionali che affrontino e pongano fine alla violenza armata dilagante nella nostra nazione».

Sulla strage di Charleston ha rilasciato una dichiarazione anche il Consiglio dei pastori della American baptist churches (AbcUsa): «Non possiamo rimanere in silenzio. Dobbiamo alzare la voce perché l’odio e la violenza non possono governare il giorno; la paura e l’ansia non possono dominare. Dio non ci ha dato uno spirito di paura, ma di potenza, di amore, e di una mente salda. Con la potenza, ci alzeremo per denunciare la violenza e chiedere giustizia, in modo che la parola profetica di Dio divenga come un fuoco che arde nelle nostre ossa. Con il nostro amore, supereremo la paura, perché l’amore perfetto caccia via la paura. E con la nostra mente salda, ci impegneremo per il cambiamento. C’è una grande diversità di pensiero su ciò che dovrebbe essere fatto. Ma la nostra diversità non deve essere divisiva. Alla sequela del Salvatore, possiamo proporre una terza via che cerca il bene più grande per tutto il popolo di Dio».

Il presidente della Chiesa avventista del settimo giorno del Nord America, Daniel R. Jackson, ha espresso condanna per il gesto di insensata violenza, e solidarietà alla comunità. Nella dichiarazione rilasciata poche ore dopo la strage, ha affermato: « La Chiesa avventista non solo condanna l’uccisione di qualunque persona, ma anche l’odio razziale che sembra sia il motivo che ha portato alla strage. Dio ama tutti i suoi figli allo stesso modo, indipendentemente da razza, sesso, religione o stile di vita, e siamo chiamati a fare altrettanto. Ancora una volta, chiediamo che vi sia un dialogo aperto, onesto e civile sulla divisione razziale che continua ad affliggere questo paese e che è una triste realtà. Questo dialogo deve concentrarsi sui diritti e sull’uguaglianza di tutti coloro che fanno parte della nostra società. (…) Per realizzare un cambiamento duraturo dobbiamo, come chiesa, trattare sempre tutte le persone con quell’amore e quella compassione a cui Gesù ha dato forma per noi. Anche se ieri sera a Charleston, l’odio ha preso la vita a nove persone innocenti, sappiamo che alla fine l’amore vincerà».

Sulla possibilità che il movente della strage sia di origine razziale torna anche la nota diffusa dalla Chiesa presbiteriana (Usa). «Il capo della polizia a Charleston ha chiamato questo un crimine d’odio. Nessun altro nome può essere dato ad un crimine che costringe un bambino di cinque anni a fingersi morto nella sua chiesa per sopravvivere. Arrestare il tiratore è compito delle forze dell’ordine. Arrestare l’odio è compito che tutti siamo chiamati a compiere come discepoli di Gesù Cristo. Che Dio non ci faccia mai rinunciare a vedere come affrontiamo il nostro razzismo e il suo tragico impatto sulle chiese, le loro comunità, e le nostre anime». Nella preghiera che conclude la dichiarazione si legge «Dio dei nostri anni stanchi, Dio delle nostre lacrime silenziose (…) ti preghiamo per la fine della continua agitazione razziale e la violenza che permeano gli Stati Uniti e il mondo, e ti chiediamo di guidarci a lavorare seriamente per il cambiamento. Amen».

Mentre una chiara critica sull’uso delle armi da fuoco in America è stata espressa da Faiths united against gun violance, una coalizione che raggruppa più di 50 denominazioni nazionali e organizzazioni religiose impegnate ad affrontare l’epidemica violenza armata americana e ad ottenere politiche che riducano la morte e le lesioni da arma da fuoco. «Poiché l’orrore della violenza armata continua a devastare la nostra società, chiediamo alle chiese, ai gruppi di comunità, alle organizzazioni e alle imprese impegnate a prevenire che queste tragedie accadano in futuro, di aderire alla nostra campagna per educare gli americani sulle efficaci misure di prevenzione della violenza armata. Mentre preghiamo per le vittime di Charleston e le loro famiglie, dobbiamo rafforzare il nostro impegno per la nonviolenza e il nostro sostegno per le politiche che prevengono queste inutili perdite di vita».

Foto “The steeple of Emanuel African Methodist Church, Charleston, SC” by Spencer Means from New York City, USA – The steeple of Emanuel African Methodist Church, Charleston, SC. Licensed under CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons.