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Un luogo di culto interreligioso

«E’ lo stesso Dio, certi riti sono simili, per questo penso che musulmani e cristiani possano coesistere sotto lo stesso tetto. Se poi vi sono in Francia molte chiese cattoliche non più utilizzate, queste potrebbero venire adibite a moschee per aggirare la cronica assenza di luoghi di preghiera per i circa 3 milioni di musulmani francesi». Hanno acceso ampie discussioni le dichiarazioni rese nei giorni scorsi da Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese del culto musulmano.

Il problema dei pochi spazi a disposizione per i fedeli musulmani è ormai annoso. In Francia le moschee attualmente in uso sono 2500, mentre 300 sono in fase di costruzione. I circa 11 milioni di cattolici possono invece disporre di oltre 40.00 chiese.

L’idea di spazi di preghiera condivisa in cui vivere insieme le proprie differenti fedi per migliorare il dialogo interconfessionale non è nuova, ma per ora limitata a luoghi di grande afflusso di persone quali aeroporti, ospedali o fiere, ma sono solitamente spazi angusti, mal accessoriati, asettici. Berlino nel 2018 avrà la “Casa dell’Unico” che riunirà le tre religioni monoteiste; a Londra sta per decollare il progetto “venerdì, sabato e domenica” che prevede l’edificazione di un luogo di culto che per l’appunto il venerdì sarà utilizzato dai musulmani, il sabato dagli ebrei e la domenica per i cristiani. In Francia esiste a Bussy-Saint-Georges nel dipartimento Seine-et-Marne un quartiere multiculturale che ospita in pochi metri due templi buddisti, una moschea, una sinagoga e una chiesa evangelica protestante cinese, fianco a fianco per favorire il dialogo inter-religioso.

Nel mentre il governo francese ha preannunciato l’entrata in vigore di una serie di misure per fornire una formazione civile e laica a livello universitario agli imam stranieri, che al termine del corso dovranno parlare correttamente la lingua ed essere preparati sulla storia e la sociologia delle religioni in Francia.

Foto di Harshil Shah vi Flickr | Licenza CC BY-ND 2.0