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Tavolo islam: rispetto per la Costituzione in materia di libertà religiosa

Lunedì 14 giugno si sono svolte due riunioni rispettivamente nelle sedi del Ministero degli Esteri francese e italiano. In Francia si è trattato del primo incontro di una nuova consulta per l’Islam francese. A Roma è stata la seconda riunione di un neonato tavolo di confronto con l’Islam italiano voluto dal Ministero dell’Interno. L’incontro italiano ha affrontato due temi specifici: ministri e luoghi di culto. Abbiamo intervistato Yahya Pallavicini, vice presidente della Comunità Religiosa Islamica (Coreis) Italiana, membro del tavolo di confronto con l’islam, per chiedergli aggiornamenti dei lavori.

Significativa coincidenza: i ministeri di Francia e Italia hanno convocato nello stesso giorno il tavolo di lavoro con lislam nelle rispettive nazioni. Si tratta di un salto di qualità per il percorso di dialogo con lislam europeo?

«Speriamo che ci sia da tutte le parti una maggiore maturità, serietà e sensibilità per affrontare insieme un importante percorso di collaborazione tra Istituzione laica e democratica e il pluralismo responsabile delle varie espressioni autenticamente religiose dell’Islam d’Europa».

Quali sono i rappresentanti dellislam italiano coinvolti nel tavolo col Ministero? Sarà necessario allargare il tavolo ad altri soggetti?

«Sono stati coinvolti il segretario generale del Cici (Centro Islamico Culturale d’Italia – Grande Moschea di Roma), accanto ad alcune rappresentanze locali come il presidente di una importante associazione che gestisce la moschea di Napoli e l’imam della moschea di Palermo. È presente la Coreis (Comunità Religiosa Islamica) Italiana insieme alla rappresentanza dell’associazione Muhammadiyyah dei musulmani di origine dal Pakistan, residenti in varie città del Nord Italia, e insieme alla rappresentanza della corrente spirituale della Muridiyyah dal Senegal, distribuiti su tutto il territorio nazionale. Da segnalare la partecipazione per la prima volta anche di Hujjatulislam Abbas Di Palma, presidente della principale organizzazione dei musulmani sciiti nella capitale. E infine c’è l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (Ucoii), con tre rappresentanti insieme ad altre sigle storicamente collegate con il suo movimento come l’Associazione Donne Musulmane d’Italia (Admi) e il Unione degli Albanesi Musulmani in Italia (Uami). Come per il caso dell’Islam di Francia, è stato utile comprendere che la rappresentanza qualificata non può essere ostaggio di parametri esclusivamente quantitativi, sul modello degli iscritti ad un partito o a un sindacato, o basato sui metri quadri delle moschee in gestione ma occorre garantire un autentico pluralismo ed equilibrio tra le correnti di pensiero, la distribuzione territoriale, le origini culturali e le esperienze di best practice per la coesione sociale e il dialogo interreligioso, integrando alcuni protagonisti delle varie generazioni di musulmani autoctoni».

Su cosa si è svolto questo secondo incontro? Quali sono le tematiche più urgenti su cui lavorare?

«Il Ministero dell’Interno ha sollecitato la presentazione di esigenze o problemi da poter affrontare e risolvere. I temi che si confermano prioritari riguardano l’organizzazione del culto con la regolamentazione dei luoghi di culto e la formazione e il riconoscimento dei ministri di culto».

Moschee e imam in Italia: quali le difficoltà e quali ricette proposte?

«Da anni si analizza in modo accademico l’evidenza di una necessità: mancano moschee per centinaia di migliaia di musulmani osservanti che abbiano un carattere di dignità e mancano guide religiose che sappiano svolgere la loro funzione di riferimento spirituale e sociale con una preparazione adeguata sia sul piano teologico che giuridico e culturale. Questa analisi viene confermata e ripetuta ogni anno e la stessa esigenza si moltiplica in molte città e regioni in tutta Italia. I risultati di questa analisi vengono poi costantemente confrontati con altre emergenze ricorrenti: il fanatismo dell’islamismo ideologico e lo sbarco drammatico di profughi da Paesi a maggioranza islamica. Le ricette? Sinteticamente tre: la prima è quella di continuare all’infinito a studiare e analizzare il fenomeno facendo grafici, statistiche e casi antropologici e sociologici. La seconda ricetta è quella di alimentare la propaganda per la demonizzazione dei musulmani e di qualsiasi identità culturale o religiosa che sia differente dal puritanesimo italico-padano o dalla omologazione di uno standard dell’homo moderatus (privo di sapiens!). La terza ricetta, l’unica auspicabile, è quella di seguire i criteri e le regole della Costituzione Italiana (art. 19 e 8) riconoscendo le associazioni di musulmani che garantiscono capacità di gestione affidabile e conformità all’ordinamento dello Stato».

Quanto influisce la questione migratoria sullintegrazione dei musulmani?

«Il popolo italiano è un nobile popolo di immigrati che ha saputo presentare un valore aggiunto nella cultura dell’umanità. Gli indù, i zoroastriani, i taoisti, i buddisti, gli ebrei, i cristiani e i musulmani sono comunità religiose che storicamente hanno migrato in tutte le regioni del mondo irradiando il beneficio spirituale della loro sensibilità di fede. Ci sono turisti e studenti e ambasciatori e commercianti e immigrati e rifugiati e richiedenti asilo e clandestini e molti autoctoni e residenti e nuovi cittadini e future generazioni di italiani che rispondono a esigenze di viaggio, spostamento e cambio di abitazione per lavoro, amore o evasione da secoli, in Oriente e in Occidente. Forse la domanda nasconde un falso problema? O un approccio sbagliato?».

Cosa chiede lo Stato alle comunità islamiche?

«Sono i musulmani d’Italia a richiedere allo Stato Italiano il rispetto della Costituzione in materia di libertà religiosa per la dignitosa organizzazione del proprio culto. Il Ministero ha il dovere di verificare le qualificazioni di una o più rappresentanze della confessione islamica che sappiano declinare la padronanza della propria dottrina nel rispetto del contesto e delle leggi dello Stato Italiano. Credo sia importante rispettare questi ruoli e questa sana articolazione tra diritti e doveri invece di fare richieste sbagliate ai cittadini o fare rivendicazioni pretestuose alle istituzioni».

Quali sono i passi decisivi per il futuro prossimo di un islam italiano ed europeo?

«Sono i musulmani d’Italia a richiedere allo Stato Italiano il rispetto della Costituzione in materia di libertà religiosa per la dignitosa organizzazione del proprio culto. Il Ministero ha il dovere di verificare le qualificazioni di una o più rappresentanze della confessione islamica che sappiano declinare la padronanza della propria dottrina nel rispetto del contesto e delle leggi dello Stato Italiano. Credo sia importante rispettare questi ruoli e questa sana articolazione tra diritti e doveri invece di fare richieste sbagliate ai cittadini o fare rivendicazioni pretestuose alle Istituzioni».