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“Donne e religioni: sottomissione o libero arbitrio?”

“Sottomissione o libero arbitrio? – La condizione femminile come indicatore di progresso e crescita culturale e sociale” è il titolo del quinto incontro inserito nel progetto dedicato a “Donne e religioni – dialogo e confronto tra scienza, teologia e istituzioni”, iniziativa promossa dall’Associazione culturale Sound’s good e dalla rivista di dialogo interreligioso Confronti. La due giorni di dibattiti è stata inaugurata stamane e proseguirà anche domani (5 giugno) presso la Camera dei Deputati, Sala del Refettorio, in Via del Seminario, 76. Abbiamo rivolto alcune domande a Franca Eckert Coen, coordinatrice di “Donne in dialogo” di Religioni per la Pace, che interverrà sul tema: “Da oggetto del desiderio a strumento di piacere: la scelta”.

Con il gruppo “Donne in dialogo” di Religioni per la Pace vi proponete di approfondire esperienze e conoscenze delle differenti tradizioni religiose.

«Siamo convinte che sia bene lavorare in gruppo per un continuo confronto e ci proponiamo di approfondire le nostre esperienze e conoscenze delle differenti tradizioni allo scopo di raggiungere un dialogo costruttivo che possa servire ad individuare qual è l’origine delle preclusioni che impediscono alla donna di ricoprire ruoli che siano strategici nella società civile e religiosa».

L’incontro al quale lei parteciperà domani – inserito nel contesto donne e religioni, dialogo tra scienza, teologia e istituzioni – ha un titolo volutamente forte e provocatorio: “Sottomissione o libero arbitrio?”.

«Sì è forte, così come forti sono state alcune donne che hanno saputo superare limiti e barriere anche in ambito religioso. Un esempio di figura femminile importante nella Bibbia è Miriam, una donna che, insieme ai fratelli Mosè e Aronne, ha guidato il popolo d’Israele fuori dalla schiavitù in Egitto, conducendolo in un lungo e difficile cammino verso la libertà. Figura che li guida con la danza e un canto tutto femminile – quando ben sappiamo che non era permesso ascoltare canti di donne – Attraverso le sue movenze e la sua voce fa da contraltare al fratello, unanimemente considerato il liberatore e il leader del popolo che esce dalla schiavitù. E’ interessante sapere che i tre paesi a maggioranza musulmana nel mondo: Indonesia, Bangladesh e Pakistan, hanno avuto come presidenti della repubblica e primi ministri, per vari mandati, proprio delle donne. Una di loro Benazir Bhutto ha perso la vita nel 2007 per i diritti del suo popolo.

Ma la domanda cruciale è relativa al libero arbitrio. Il libero arbitrio è sempre una decisione presa in autonomia e dettata dall’educazione ricevuta? Oppure, come spesso accade, il libero arbitrio è assoggettato all’ubbidienza e comportamenti dettati da un “essere superiore”. Comprendere nel profondo queste “sfumature” impone a tutte e tutti noi una seria riflessione. E siamo poi certi che, di norma, l’ubbidienza e la decisione di aderire a certi comportamenti richiesti dall’uomo che si ama, si debbano considerare una mera sottomissione?».

Qual è a suo avviso – anche se molto oggi è cambiato – l’origine delle preclusioni che impediscono alla donna di ricoprire ruoli che siano strategici in alcuni contesti civili e religiosi?

«Un vecchio detto recitava: “la donna esce di casa tre volte nella sua vita: per il suo battesimo, per il suo matrimonio, per il suo funerale”, oggi fortunatamente non è più così. I testi religiosi, rispetto ai tempi in cui sono stati composti, erano illuminati seppur redatti da uomini. Oggi bisogna trovare il modo di interpretarli diversamente e attualizzarli e ciò potrà essere fatto solo con l’aiuto delle donne che, nonostante rappresentino metà dell’intera umanità, spesso, in questi testi, ricoprono ruoli marginali, dove la sfera più intima è spesso assoggettata alle decisioni maschili. Le religioni, ancora oggi, sembrano non adeguarsi alle nuove scoperte scientifiche e anzi a volte sembrano regredire per paura di perdere i propri principi tradizionali. I cambiamenti nella vita delle donne sono stati tanti, politici, sociali, culturali. Dalle cose più banali come l’arrivo degli elettrodomestici; per arrivare alle tutele nei rapporti affettivi attraverso l’uso della pillola anticoncezionale; alla sfera più intima e privata, come la decisione di utilizzare l’inseminazione artificiale. Queste nuove tecnologie e scoperte scientifiche hanno permesso alle donne di gestire meglio la propria vita sociale, rendendola molto più attiva e costringendo così i paesi democratici, l’Italia ci è arrivata con una certa calma, a permettere di partecipare alla vita politica attraverso il voto e l’attivismo. Ma le battaglie sono state tante e faticose».

In occasione dell’ultima giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne avete organizzato, sempre a Roma, un convegno dal titolo “Un tetto di pergamena – responsabilità delle religioni nel destino delle donne”, parafrasando “Il tetto di vetro” coniato dai movimenti femministi per indicare il limite, seppur invisibile, alla libertà delle donne.

«Lo scorso anno abbiamo organizzato un convegno con le scuole superiori nel giorno dedicato alla violenza contro le donne intitolato: “Un tetto di pergamena”, parafrasando il detto “Glass ceiling – soffitto di vetro”. Un riferimento alle donne che hanno, quasi ma non totalmente, raggiunto il loro obiettivo. Un obiettivo visibile, ma non ancora completamente raggiungibile. Dunque quel visibile, al di là del soffitto di vetro, che se davvero vuol essere toccato, dev’essere prima conquistato infrangendo la barriera di vetro. Riusciremo noi a infrangere questo soffitto di pergamena rappresentato dalle sacre scritture che, impedendo la partecipazione attiva femminile, crea spesso divisioni e discriminazioni preoccupanti? Io sono fiduciosa, ma il lavoro è in essere. Convegni specifici, come quello di oggi e domani, sono importanti. Piccoli tasselli di riflessione e di cammino».

Foto “Roma porta pia 20 sep 2007 franca coen” by Blackcat itOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.