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Redouane: la prima vittima dell’Is è l’Islam

Redouane, oggi si torna a parlare di terrorismo e fondamentalismi e l’Islam è il primo imputato.

«I problemi sono di una tale complessità da richiedere una visione olistica. Le chiusure politiche, sociali e culturali che L’Europa sta attraversando – arroccata spesso su assetti geopolitici del passato e in antitesi con la realtà di oggi – rischia di generare e non contrastare, come sarebbe auspicabile avvenisse, il proliferare di nuovi fondamentalismi radicali. Molti giovani, lo abbiamo visto in questi ultimi tempi, proprio in risposta a queste chiusure si avvicinano a componenti terroristiche e fondamentaliste. La ricerca di senso della vita, di un’appartenenza, probabilmente, genera tutto ciò. La ricerca di una “casa” che non riescono a sentire come propria nel luogo in cui abitano. Il fenomeno, che vede giovani arruolarsi e intraprendere guerre, che di fatto non gli appartengono, è preoccupante e non riguarda solo le nuove generazioni di immigrati, ma anche i giovani europei. Fortunatamente sono pochi i casi di coloro che, per qualche oscuro motivo che noi difficilmente comprendiamo, decidono di seguire organizzazioni violente e ideologiche che si pongono all’opposto di ciò che realmente è l’islam: una fede che promuove la salvaguardia e la tutela di ogni singola vita presente nel nostro pianeta. E’ giunto dunque il momento di fare una riflessione seria su ciò che sta accadendo anche nella nostra Europa e su come porvi rimedio. Non è troppo tardi. Dura rimane la condanna agli atti terroristici di coloro che si definiscono Stato islamico».

L’islam presente in Italia si è subito espresso contro il terrorismo, proprio all’indomani dei primi attentati e continua a farlo ancora oggi, malgrado i media diano poco risalto alle vostre iniziative.

«Noi ci siamo espressi immediatamente contro ogni forma di terrorismo. Lo abbiamo fatto anche alla Grande Moschea di Roma insieme alla presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini. Un manifesto chiaro: i musulmani dicono no al terrorismo e dicono no ad ogni forma di violenza. Ciò che accade nel mondo e che l’Is vuole rappresentare non ha nulla a che fare con l’Islam. Oggi nessuno è al riparo dal terrorismo, noi musulmani siamo le prime vittime. Abbiamo lavorato tanto per il dialogo con le istituzioni italiane, con le altre religioni, per l’integrazione e l’inclusione. Oggi l’Islam è nuovamente il nemico, come avvenne all’indomani della tragedia delle Torri Gemelle. Il terrorismo, lo abbiamo visto, è facilmente esportabile. E’ un terrorismo organizzato. La situazione nella vicina Libia è al collasso e questo mi preoccupa».

E’ corretto dire che esiste un Islam italiano?

«Oggi c’è un Islam che vive in Italia, ma non un Islam italiano. L’obiettivo è arrivare ad un Islam italiano o Islam d’Italia, dove ogni musulmano possa praticare tranquillamente la propria religione dicendosi altresì italiano con le garanzie per potersi definire tale. Ma servono anche i diritti e non solamente i doveri. Quando i diritti verranno regolati, potremo dire che l’Italia è effettivamente una democrazia compiuta, cosa che, a mio avviso, oggi non si può ancora dire. Lo sarà se riuscirà a raccogliere e tutelare tutte le diverse componenti religiose e laiche che vi abitano. Oggi non ci sono ancora i presupposti giuridici adeguati: per quanto ci riguarda, le tutele non sono ancora uguali per tutte le religioni che compongono il nostro paese».

La Federazione delle chiese evangeliche in Italia sta spingendo la politica italiana per far approvare in tempi brevi una legge quadro per la libertà religiosa. L’Islam in Italia è ancora privo di Intesa, la legge sarebbe per voi sufficiente?

«Siamo favorevoli a una legge quadro per la libertà religiosa, ma vorremmo anche giungere ad un’Intesa con lo stato italiano. Il quadro generale della Costituzione italiana già contiene le linee guida per il pieno riconoscimento delle libertà di culto e di credo. Stupisce il fatto che non si sia mai riusciti ad arrivare all’approvazione di un testo condiviso. Non è possibile pensare che si possano concedere diritti ad una componente religiosa e non ad un’altra. L’Intesa con lo Stato italiano, per noi fondamentale, permetterebbe quella definizione che prima mi chiedeva: un islam italiano».

Dunque l’Intesa con lo Stato italiano è una chimera? Una delle ragioni per cui non si è trovato un accordo per un Intesa con lo Stato italiano è la frammentazione del modo islamico. E’ realmente così?

«Su questo punto ho sempre detto che la frammentazione può essere effettivamente un ostacolo, ma non insormontabile. Altre realtà religiose, seppur frammentate, sono riuscite a siglare l’Intesa con lo Stato italiano. Questo dimostra che quando lo Stato decide di voler trovare un interlocutore, riesce a trovarlo».

Leggendo ciò che scrivono i giornali e raccontano le televisioni è più facile assistere a paure e atteggiamenti islamofobici, reazioni spesso fomentate da alcuni movimenti politici.

«Alcune componenti politiche cercano un modo per trovare consensi per le campagne elettorali, attaccare l’immigrato, il diverso, lo straniero, è uno di questi. Dunque difficilmente si arriva alla risoluzione dei problemi. Creare lo spauracchio dell’invasione di una religione diversa, di flotte di immigrazione, dell’aumento della delinquenza sono temi certamente collaudati e sensibili che si possono spendere facilmente trovando consensi».

Foto: Roma. La moschea, di Luciano, licenza CC BY-SA 2.0,  via FLickr