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I giovani ecumenici di Echos si ritrovano in Egitto per discutere di dialogo interreligioso

Parte dall’Egitto il “pellegrinaggio verso la giustizia e la pace” dei giovani ecumenici. Si sono infatti svolte al Cairo, dal 9 al 12 maggio scorsi, le riunioni di Echos la Commissione giovani del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec). Quattro giorni in cui i 25 membri della commissione, ospiti del patriarcato copto ortodosso, si sono incontrati con autorevoli esponenti cristiani e musulmani per riflettere sul dialogo interreligioso e sul ruolo dei giovani nella società e nelle comunità di fede.

Le riunioni del Cairo – le prime dopo l’Assemblea del Cec di Busan 2013, la stessa che ha lanciato l’idea di un “pellegrinaggio verso la giustizia e la pace” quale espressione della testimonianza delle chiese – hanno portato i giovani di Echos a confrontarsi con una realtà del tutto particolare sia dal punto di vista demografico – la metà della popolazione egiziana è costituita da giovani – sia da da quello religioso. “Da noi i giovani rappresentano la metà del presente e l’intero futuro”, ha spiegato Ahmend al-Tayeb, Gran Sceicco della moschea e dell’Università di Al Azhar, che ha salutato i giovani ecumenici come “ambasciatori del cielo. Noi riconosciamo il cristianesimo e l’ebraismo, alla stregua dell’islam, come religioni del Libro e quindi le accettiamo come componenti di una sola comunità”. Al centro della conversazione i temi dei matrimoni interreligiosi, l’incremento dell’ateismo nei giovani, la possibile cooperazione tra Echos e l’Università di Al Azhar.

Molto coinvolgente è stato l’incontro con il vescovo Yohannes, responsabile dei servizi ecumenici e sociali del patriarcato copto ortodosso. Yohannes ha descritto ai membri della commissione le caratteristiche principali della chiesa copta: l’affondare le radici nella testimonianza apostolica, il monachesimo, e l’essere una chiesa di martiri, da quelli dell’antichità fino ai cristiani copti giustiziati recentemente in Libia dall’Isis. “Hanno saputo affrontare il martirio con coraggio, guardando verso il cielo”, ha detto Yohannes, sottolineando come le azioni dell’Isis non siano indicativi di un conflitto in atto tra cristiani e musulmani, ma siano invece una questione di fanatismo religioso. “I rapporti tra cristiani e musulmani moderati hanno una lunga storia e sono buoni”, ha spiegato Yohannes ai giovani di Echos.

Se la commissione Echos è stata creata in tempi relativamente recenti, su impulso della Assemblea del Cec di Porto Alegre (2006), l’apporto che i giovani hanno offerto allo sviluppo del movimento ecumenico è sempre stato cruciale. Furono infatti organizzazioni come l’Associazione cristiana dei giovani (Ymca), il Movimento cristiano studenti (Mcs) e la Federazione mondiale degli studenti cristiani (Wscf) a formare gran parte dei quadri della prima generazione ecumenica del XX secolo. Un ruolo che è continuato nel tempo ma che la progressiva istituzionalizzazione del movimento ecumenico ha probabilmente reso meno evidente. “Ci rendiamo conto di non aver contribuito a creare la maggior parte delle strutture su cui oggi si basa il movimento ecumenico – spiegano i membri di Echos -. Per questo ci sentiamo chiamati a rispondere all’eco della testimonianza di chi ci ha preceduto e, allo stesso tempo, a preparare il terreno per i giovani che verranno dopo di noi”. Un’eco – da cui deriva il nome della Commissione – del passato proiettata verso il futuro. “Un’eco che però vuole diventare voce piena “, ha precisato Martina Viktorie Kopecká, appartenente alla chiesa hussita della Repubblica Ceca e coordinatrice della commissione.

Foto: “Coptic Orthodox Cathedral, Abbasyia, Cairo” di AshashyouOpera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.