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La Chiesa di Scozia apre ai pastori uniti in relazione con persone delle stesso sesso

L’assemblea della Kirk, la Chiesa di Scozia, si è espressa il 16 maggio, con 309 voti favorevoli e 182 contrari, all’ordinazione di ministri di culto che abbiano un’ unione civile con persone dello stesso sesso.

Le singole comunità locali saranno libere di scegliere o meno un pastore unito civilmente con una persona del suo stesso sesso. La Chiesa di Scozia rappresenta circa il 40% della popolazione e conta 1400 ministri di culto attivi e 1200 congregazioni territoriali. La decisione dello scorso sabato giunge dopo anni di dibattiti e dopo che dal 2013 erano stati autorizzati alcuni singoli casi. Ciò non modifica la visione tradizionale del matrimonio fra uomo e donna, ma permette alle singole congregazioni di offrire un pulpito a uomini e donne gay o lesbiche, a patto che abbiano un’unione stabile.

Traversando uno stretto braccio di mare si giunge nella cattolicissima Irlanda, dove venerdì 22 maggio la popolazione sarà chiamata, prima volta al mondo, a decidere mediante referendum se accettare o meno i matrimoni fra persone dello stesso sesso. Già nel 2010 sono state approvate le partnership civili, e ora, forti di una maggioranza parlamentare che è a favore delle riforme, i promotori contano di far trionfare il si, nonostante le forti critiche dell’establishment cattolico che a Dublino e dintorni ha ancora un forte peso. I sondaggi sembrano favorevoli all’equiparazione, e non essendo necessario alcun quorum, sono alte le possibilità di vedere approvato il disegno di riforma costituzionale. 

Foto: “CofSBurningBushLogo” di Matthew Ross – Opera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.