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Jesus is back

«Lo abbiamo visto, passeggiava alla piazza del castello!»; «era proprio lui, lo abbiamo visto al mercato in compagnia di alcuni stranieri e abbracciava tutti, lo abbiamo toccato anche noi»; «era il maestro, è veramente tornato tra noi, il Regno è vicino». Avremmo voluto udire anche noi queste parole, le vogliamo udire poiché attendiamo con ansia il ritorno del Signore. Il Signore è tornato, da alcuni giorni cammina nelle vie di Torino, tra piazza Castello e il mercato di Porta Palazzo. Distribuisce abbracci, si fa fare qualche foto, raccoglie un po’ di monetine e ha aperto una pagina facebook che in pochi giorni ha ricevuto 3760 “mi piace”.

Come ogni Gesù che si rispetti, qualche giorno fa è stato fermato dalla polizia su segnalazione di qualche passante. Alcuni hanno insinuato che non possa circolare nelle vicinanze del luogo dell’ostensione della sindone, altri che non fosse opportuna la sua presenza per una questione di buon senso. I suoi fan sono tutti con lui: «non fa male a nessuno», «non ha commesso reati», «la sindone è un non-senso, lui regala abbracci», «raccontaci altre parabole», «vai a cacciare i mercanti dal tempio», «Jesus in Turin è una risorsa per la città», «basta centurioni», «vai avanti con la tua missione, gli abbracci fanno bene». Questi i commenti più gettonati sulla pagina. Capelli lunghi e ricci, barba incolta, l’iconografia è quella classica di Zeffirelli, il set è perfetto: Torino a pochi passi dalla sindone, circondato da turisti, pellegrini e studenti e impiegati in pausa pranzo. Regala abbracci e racconta le sue giornate sulla piazza.

Cosa avremmo detto se davvero fosse tornato il Signore? I commenti, pur nella limitatezza di questi dati, sembrano confermare le tesi degli studi del fenomeno religioso in Italia: c’è un bisogno di spiritualità che non trova risposta nella chiesa e nelle forme di pietà classiche. Per quanto tempo Jesus rimarrà a Torino? Ci saranno degli imitatori in altre città? Calcolando che nel tempo utilizzato per scrivere questo articolo i “mi piace“ sono diventati 3787, quanti saranno nel giro di qualche settimana? Mentre riflettiamo di evangelizzazione e di linguaggio da utilizzare per parlare di Gesù Cristo ai nostri contemporanei una domanda rimane sospesa: perché non lo abbiamo fatto noi?

Foto via Facebook