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Il Vaticano riconosce lo stato palestinese

Che la diplomazia vaticana sia capace nelle relazioni internazionali di slanci in avanti anticipatori ne abbiamo avuto ampia dimostrazione nel pontificato di Giovanni Paolo II e in quello attuale di Francesco, per volersi limitare ad uno sguardo che non vada oltre l’ultimo quarto di secolo.

E che spesso tale diplomazia si sia dimostrata più lungimirante di quella italiana è altrettanto vero.

Un’ ulteriore riprova è arrivata in queste ore: lo stato del Vaticano ha infatti riconosciuto lo stato della Palestina, unica soluzione ormai internazionalmente riconosciuta per poter sperare di imbastire trattative di pace paritarie.

L’Italia ha votato a febbraio una doppia risoluzione, che nell’ambiguo linguaggio politichese rappresenta il classico piede in due scarpe, una scelta annacquata per non offendere la nazione Israele e la comunità ebraica in Italia. I due testi sostanzialmente recitano che il nostro paese si impegna a «sostenere l’obiettivo della costituzione di uno Stato palestinese» nella logica di «due popoli, due stati» e a «promuovere il riconoscimento della Palestina quale stato democratico e sovrano entro i confini del 1967», con «Gerusalemme capitale condivisa», promuovendo i negoziati di pace «diretti tra le parti».

Si impegna a sostenere l’obiettivo quindi, ma non riconosce ancora, a differenza di quanto fatto dall’Unione Europea nel 2014, dall’Onu (non certo un esempio di efficienza tempistica) nel 2012, e da moltissimi singoli stati. Chiudere gli occhi davanti all’unica soluzione diplomaticamente percorribile rischia di essere un autogol davanti alla storia.

L’ Italia dal dopoguerra agli anni’ 90 del novecento ha avuto un ruolo chiave nelle relazioni fra i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con sempre più di un occhio di riguardo alla questione arabo-israeliana. L’ambiguità delle risoluzioni votate dal nostro Parlamento delegittima ulteriormente la nostra diplomazia, già relegata in secondo piano dal dinamismo e dagli interessi ad esempio della Francia.

Il portavoce del ministro degli Esteri israeliano si è detto deluso per questa scelta che «non contribuirà a riportare i palestinesi al tavolo delle trattative».

Riconoscere la Palestina non significa delegittimare Israele, tutt’altro. Significa far sedere tutti allo stesso tavolo, con le proprie differenze ma con la capacità di andare oltre la forza bruta e le reciproche rivendicazioni.

Vaticano e stato di Palestina hanno siglato un’intesa che prevede la firma «nel prossimo futuro» di un accordo bilaterale che definisca, tra l’altro, lo statuto giuridico della Chiesa cattolica nel paese mediorientale.

Domenica a San Pietro il presidente palestinese Abu Mazen sarà ricevuto da Bergoglio e quindi assisterà alla canonizzazione delle prime due sante palestinesi.

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain