introna2

Accadde oggi, 13 maggio

Coniugare i principi cardine della propria fede protestante, il rigore, il contegno, con la gestione spesso allegra dei conti pubblici italiani, specialmente nel ventennio fascista. Doveva sentirsi spesso un pesce fuor d’acqua il valdese Niccolò Introna, nato a Bari il 13 maggio del 1868.

Tutta la sua carriera professionale si svolge all’interno della Banca d’Italia, prima nelle sedi regionali di Bari e Lecce e quindi dal 1911 a Roma, sede centrale, come braccio destro dell’allora direttore generale Bonaldo Stringher.

Si impegna per cercare di dare solidità al sistema bancario e imprenditoriale italiano nel primo dopo guerra, e si fa un nome con le vicende legate al tentativo di salvataggio del Banco di Roma, grande scandalo politico e finanziario del 1922.

Dal 1928 è vicedirettore della Banca d’Italia, ma da qui in poi, fino al 1944, la sua carriera subisce un brusco stop. I motivi? Secondo lo storico Giorgio Rochat autore del volume “Regime fascista e Chiese evangeliche” il motivo è da ricercare nella sua fede e militanza valdese (anziano, diacono e cassiere della chiesa di via IV novembre a Roma, poi vicepresidente del Sinodo e otto volte deputato al Sinodo. I giornali del regime, su tutti “L’Impero” conducono contro di lui una aspra campagna denigratoria, accusandolo di “partigianeria antifascista, sadismo ispettivo e fanatismo religioso-settario” motivata anche dalla sua freddezza nei confronti del fascismo (prenderà la tessera del partito solo nel 1939).

Sarà il protagonista della geniale dissimulazione dell’oro della Banca d’Italia preteso dai tedeschi dopo l’8 settembre, nascondendone metà grazie a false fatturazioni, operazione vanificata dalla pavida azione del governatore Vincenzo Azzolini, che per le sue complicità con i nazisti verrà condannato prima a 30 anni di carcere e poi assolto in Cassazione.

Con L’Italia liberata è finalmente direttore generale sotto il governatorato di Luigi Einaudi, ma i contrasti interni sono troppi e si dimette dopo pochi mesi, allontanandosi dalle questioni politiche e impegnandosi in azioni organizzative del nuovo sistema finanziario repubblicano. Sarà direttore generale onorario fino al 1951. Introna muore a Roma il 10 maggio 1955.