alps-542788_1280

Un’iniziativa per un’economia pulita

«L’autoregolazione volontaria delle imprese ha chiaramente mostrato i propri limiti. È necessario che la Svizzera faccia un passo in più», ha affermato Manon Schick, direttrice di Amnesty International Svizzera, durante una conferenza stampa a Berna. Così, 66 organizzazioni attive nel campo dei diritti umani, degli aiuti umanitari e della protezione dell’ambiente hanno lanciato l’iniziativa «per delle multinazionali responsabili». Questa iniziativa popolare federale chiede «che le imprese siano obbligate a proteggere i diritti umani e l’ambiente nell’insieme delle loro relazioni di affari».

Secondo la sessantina di organizzazioni, alcune multinazionali svizzere non rispettano attualmente né i diritti umani né l’ambiente nelle loro filiali all’estero. Per esempio, le attività del gigante del cantone di Zoug, Glencore, in una miniera di rame in Zambia, producono emissioni di diossido di zolfo 40 volte superiori alle norme definite dall’Organizzazione mondiale della salute. Le emanazioni mortali rigettate da una produzione intempestiva avvelenano la popolazione locale e delle piogge acide distruggono la vegetazione.

Parallelamente, le imprese farmaceutiche Roche e Novaris stanno delocalizzando le loro sperimentazioni cliniche nei Paesi emergenti, testando così medicine su esseri umani, in Stati in cui le regolamentazioni sono meno rigide. Un altro esempio riguarda la produzione di cacao. Circa il 70% delle fave provengono dall’Africa dell’Ovest dove oltre mezzo milione di bambini lavorano nelle piantagioni. Contattato poco dopo l’annuncio dell’iniziativa, Glencore ha rigettato le accuse contro la propria impresa, sottolineando di aderire ai Principi volontari sulla sicurezza e sui diritti umani, un insieme di principi destinati a guidare le imprese «nel mantenimento della sicurezza delle loro operazioni in un quadro di sfruttamento che incoraggi il rispetto dei diritti umani. Novaris, da parte sua, non ha voluto pronunciarsi.

Preservare la fama della Svizzera. «Queste imprese costituiscono un rischio per la fama del nostro Paese», ha sottolineato Antoinette Hunziker-Ebneter, direttrice di Forma Futura Invest SA. «La Svizera deve dotarsi di basi giuridiche adeguate per evitare che le imprese si trovino implicate negli abusi», ha aggiunto Manon Schick. Se l’iniziativa sarà accettata, le imprese svizzere avranno l’obbligo di attuare il loro dovere di diligenza, e cioè dovranno pubblicare un rapporto sui rischi che hanno individuato, sui diritti minacciati e sulle misure che stanno adottando. Se non lo faranno, le persone colpite potranno chiedere risarcimenti davanti a un tribunale svizzero.

L’iniziativa fa seguito alla campagna «Diritto senza frontiera», lanciata nel 2011, e la cui petizione aveva raccolto 135.000 firme in sette mesi. Lo scopo era di incitare il Consiglio federale a mettere in piedi misure legali per costringere le multinazionali a rispettare i diritti umani e l’ambiente ovunque nel mondo. Tuttavia, il governo svizzero ha rifiutato di andare al di là delle semplici misure volontarie. Per questo, la coalizione di organizzazioni ha deciso di lanciare un’iniziativa. Se riuscirà a raccogliere 100.000 firme di cittadini svizzeri in 18 mesi, il popolo voterà.

Questa azione si iscrive al livello internazionale. Nel 2011, il Consiglio dei diritti umani adottò all’unanimità «i principi direttivi dell’Onu relativi alle imprese e ai diritti umani» che inglobano i doveri degli Stati, la responsabilità delle imprese e una possibilità di ricorso per le vittime. Diversi Paesi, tra i quali gli Stati Uniti, l’Inghilterra e la Francia, hanno già elaborato leggi specifiche sul dovere di diligenza.

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain