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Quel futuro che è già cominciato

La giovane Mae Holland viene assunta dal Cerchio, la più influente e innovativa azienda al mondo, una futuribile sintesi di Microsoft, Google e Facebook.

Comincia così Il Cerchio*, l’ultimo romanzo dello statunitense Dave Eggers. La storia ci accompagna per mano, seguendo la protagonista nella scoperta del Cerchio, un luogo di lavoro da sogno, dotato di spazi ergonomici, palestre, piscine, attento al benessere dei dipendenti. Fondata e diretta dai Tre Saggi (il visionario autistico Gospodinov, l’affascinante hacker Bailey, lo spietato finanziere Stenton), la società non si accontenta di cercare il profitto distribuendo software innovativi. Dai suoi dipendenti pretende molto di più che diligenza ed efficienza: si propone e s’impone come comunità totale, dove tutti devono essere amici (nel senso «facebookiano» del termine) e condividere tutto, dagli hobby ai problemi personali. E il Cerchio, già divenuto monopolista nel suo settore spazzando via la concorrenza, aspira a plasmare l’intera società, l’intero mondo a propria immagine e somiglianza, portando ovunque la trasparenza totale. S’intravede la possibilità di inondare il mondo di minuscole e pervasive telecamere, di ricostruire il passato di ognuno sino alla decima generazione, di realizzare una democrazia diretta e istantanea. In nome degli ideali più nobili e condivisibili: no alla corruzione e alla violenza domestica, difesa dei bambini e dei diritti umani in tutto il mondo. Ma già Google, oggi, ha tra le sue parole d’ordine fondative Don’t be evil (non essere malvagio).

Mae rinuncia progressivamente alla propria privacy. Si confronta con oppositori esterni (i genitori, un ex fidanzato) e interni all’azienda (il misterioso Kalden), che rinfocolano i suoi dubbi: il Cerchio è una risorsa preziosa per l’umanità o un pericolo? L’utopia della «chiusura del Cerchio», della trasparenza totale, aprirà le porte a un’umanità pacifica e sicura o al totalitarismo di un’azienda privata che prenderà il posto dei governi e degli Stati? Ovviamente, non siamo qui per rivelare il finale della storia, piuttosto per condividere le domande che lascia aperte.

Sembra di leggere 1984 di Orwell, o Brave New World di Huxley, con la differenza che il futuro che ci viene mostrato è già oggi. Già oggi chi «posta», «twitta», clicca «mi piace», espone la propria vita a migliaia di persone (e potenzialmente a miliardi) come mai prima nella storia. Già oggi molti sottoscriverebbero i tre slogan che Mae (condotta da Bailey con tecnica socratica) finisce per enunciare di fronte alla massa dei colleghi: «I segreti sono bugie», «Condividere è prendere cura», «La privacy è un furto». Ma è proprio così? E quando, a poche decine di pagine dal finale, un ex-predicatore ubriaco proclama «Ora tutti siamo Dio. Presto ognuno di noi potrà vedere e giudicare tutti gli altri. Vedremo ciò che vede Lui», ci riecheggia inevitabilmente in testa Genesi 3, 5, l’insidiosa proposta dell’antico serpente.

Ne La vita comune Bonhoeffer ci ricorda che «senza Cristo non conosceremmo nemmeno il fratello e non potremmo incontrarlo». O forse si sbagliava, e grazie ai prossimi sviluppi del Web e delle reti sociali potremo conoscere il nostro prossimo in modo totale ed esauriente, senza zone d’ombra, e nascondere qualunque cosa a chiunque sarà considerato un affronto, una privazione, una scorrettezza?

* D. Eggers, Il cerchio, Milano, Mondadori, 2014, pp. 391, euro 20,00.