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Le religioni come sistemi educativi

Roma (NEV/Riforma.it), 12 maggio 2015 – Si è tenuto ieri a Roma, presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, il convegno dal titolo “Europa e cultura europea: le religioni come sistemi educativi”, lancio di un progetto promosso dall’Istituto di psicologia interculturale Onlus e sostenuto dal master in Religioni e Mediazione culturale de la Sapienza – Università di Roma, dall’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e dalla Comunità ebraica di Roma e dal centro culturale il Pitigliani. All’incontro erano presenti rappresentanti del mondo delle religioni in Italia, docenti universitari, giornalisti. Tra i temi affrontati: “La proposta di legge per l’attuazione della libertà religiosa” (Valdo Spini), “Il diritto all’educazione e alla cultura religiosa in Europa” (Marco Ventura), “Mass Media e religioni: l’alfabeto della comunicazione” (Claudio Paravati), “Leggere per crescere – L’esperienza di DafDaf”, il giornale ebraico per bambini (Guido Vitale), “Formazione sulle religioni vs. analfabetismo religioso: il ruolo dell’Università” (Alessandro Saggioro).

Ad introdurre i lavori è stata la professoressa Antonella Castelnuovo, promotrice dell’iniziativa: «Il progetto intende analizzare gli strumenti educativi trasmessi dalle religioni storicamente presenti in Europa, al fine di creare una maggiore consapevolezza intorno alle matrici culturali che hanno contribuito alla formazione dell’identità europea, supportando il cammino verso l’integrazione e la convivenza religiosa – ha detto Castelnuovo – l’iniziativa si svilupperà nel tempo, in futuro abbiamo intenzione di proporre un ciclo di seminari con cadenza annuale. Nel 2015 la tematica tratterà l’ebraismo, nel 2016 e nel 2017 il cristianesimo e l’islam, grazie all’intervento di studiosi e di esponenti delle comunità religiose e delle istituzioni. Il 9 e il 10 settembre, sempre a Roma presso il Centro ebraico Pitigliani, è prevista una due giorni di studio su: ‘L’ebraismo ed i grandi educatori del’900’. Il progetto complessivo intende far entrare le religioni nel mondo della scuola, per questo motivo oggi abbiamo accolto con soddisfazione il messaggio giunto da parte del ministro Stefania Giannini».

Che la pedagogia abbia a che fare con la tecnologia, e quindi anche col mondo dell’informazione di massa, è cosa riconosciuta da tempo: «Se Popper già decenni fa scriveva “Cattiva maestra televisione”. Oggi – ha rilevato Claudio Paravati, direttore di Confronti – la tecnologia dell’informazione prosegue verso la direzione della pervasività, in ogni istante della vita, mettendo in questione la nozione stessa di ‘accesso’ all’informazione: è l’informazione che accede continuamente al soggetto, non più il contrario. In questo quadro torna all’ordine del giorno la questione pedagogica: come trovare una via per tornare alla responsabilità dell’informazione e dell’uso delle parole? Per chi si impegna nel dialogo, come la rivista Confronti, questo è un interrogativo sempre presente. Saper riflettere sul mezzo per essere responsabili del messaggio».

Il direttore di Pagine ebraiche Guido Vitale ha dichiarato al termine del convegno: «Da giornalista più che da partecipante all’incontro vedo la grande aspettativa che molti hanno rispetto al tema del dialogo ma vi sono anche molti fraintendimenti. L’enorme equivoco è quello di pensare che la diversità nell’ambito della nostra società oggi debba essere un passaggio obbligato, una necessità, una conquista dei tempi, o un fattore determinato dell’era della globalizzazione. Credo invece, per evitare fraintendimenti, che si debba affermare in modo condiviso che la diversità è un valore, una libera scelta, un motore della crescita, un motore della cultura». Ad una domanda in merito al nuovo progetto editoriale “Riforma si fa in quattro” Vitale ha proseguito: «Con la redazione di Riforma c’è un rapporto di grande amicizia e di collaborazione», augurandoci così un buon lavoro.

Gli obiettivi del progetto sono dunque orientati a potenziare i processi educativi, la convivenza multietnica e multiculturale tra soggetti autoctoni e nuovi immigrati: «Non è un percorso spontaneo – ha concluso la professoressa Castelnuovo – ma richiede inevitabilmente delle trasformazioni conoscitive in tutti i membri della società».

Foto Gian Mario Gillio