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Vince il centro

Il sistema elettorale britannico (si vota per un candidato per circoscrizione, non per il leader o il partito) criticato dai partiti minoritari, ha l’indubbio vantaggio di creare governi stabili con maggioranze chiare. Cosa che riflette lo spirito pratico e fattivo del popolo che lo ha creato e che, consultato- clausola essenziale per la partecipazione del Liberal-Democratici alla coalizione dei 5 anni scorsi- ha respinto la proporzionale. Così come ha chiaramente respinto l’idea di un’altra coalizione e ancor peggio di trattative di settimane su chi dovesse formare il governo e con chi. Questo governo, formato verso mezzogiorno del giorno dopo le elezioni, è il 15esimo a partire dal 1945. Non è chiaro se quello attuale italiano sia il 72esimo o il 73esimo. Giusto o ingiusto che sia, è quanto vogliono i liberi sudditi di questo Regno per il loro Parlamento, il più antico del mondo moderno.

Dopo il breve incontro con la Regina, Cameron ha raggiunto il Cenotafio per celebrare il 70esimo anniversario del VE Day (Vittoria in Europa). Il che mi permette l’inciso che nessun partito qui è estremo. Nessuno ha mai voluto nè Stalin nè Hitler al potere e con sfumature più o meno di “destra” o di “sinistra”, tutti i leader di oggi sono di fatto “liberali”. Poco prima Miliband, Clegg e Farage, i leader sconfitti, avevano rassegnato le dimissioni.

Si è scatenata l’interpretazione dei risultati di queste elezioni, giudicate le più importanti da decenni e tutti si sono chiesti com’è possibile che i sondaggi fossero tanto imperfetti. Io direi che imperfetta ne è stata la lettura.

Per 5 anni ogni sondaggio ha dato Cameron come di gran lunga preferito a Miliband. Se a questo si aggiunge un’economia in ripresa e la disoccupazione a minimi storici, i risultati non dovrebbero sembrare tanto sorprendenti. Nel 2010 si era in piena recessione globale, aggravata dal buco nero nelle casse ministeriali per la finanza allegra dei 13 anni laburisti. (Storico il messaggio dell’ex ministro del Tesoro al suo successore Osborne: “Non è rimasto niente”). L’elettorato accettò l’oculata politica di austerità e incentivi, che presto generò i frutti che hanno portato questo paese alla crescita che tanto attira l’immigrazione dalla EU e da fuori. Perchè mai giocare il futuro proprio e dei propri figli accettando l’incognita di un leader impopolare anche nelle sue fila, con un programma massimalista e verboso e con il potenziale appoggio del massimalismo ancor più verboso con un programma ancor più fumoso dei nazionalisti scozzesi? Al solo pensiero i mercati erano in caduta verticale. Le libere elezioni nei paesi adulti si vincono al centro e lo dimostra il fatto che dal 1966 solo Blair con il suo New Labour ha vinto non una volta, ma tre.

L’appello laburista al voto tattico per “sbattere fuori i Tory” ha avuto l’effetto boomerang di tenere loro il più possibile lontano da Downing Street. La gente indecisa fino all’ultimo minuto è stata anche persuasa dalla stolida arroganza dimostrata da Milband nell’incidere il sunto del suo programma su una stele granitica di 2 metri da piantare nel giardino di Downing Street, costata 30.000 sterline! Ora abbondano le vignette sulla sua trasformazione in pietra tombale.

Le vere difficoltà per Cameron comunque iniziano ora: la Scozia (la cui popolazione è metà di quella di Londra) è chiaramente un problema, ma data la sua ovvia ascendenza Highland e la sua natura calma, è la persona più adatta per le trattative. Anche l’Europa non è uno scherzo: pur essendo pro EU Cameron ha promesso un referendum entro il 2017. Va tenuto presente poi che, pur con un solo seggio, L’Ukip con quasi 4 milioni di voti ha soppiantato i LibDem, che ridotti a 8, dovranno ripensarsi e reinventarsi. E che l’immigrazione di massa dell’ultimo quindicennio- con il relativo pesante impatto sui servizi- è risentita da tutta la popolazione.

I LibDem ridotti a 8 seggi dovranno ripensarsi. Tutti stanno già organizzando, oltre ai governi ombra, la campagna del 2020.

Foto “Prime Minister David Cameron, speaking at the opening of the GAVI Alliance immunisations pledging conference 2” by DFID – UK Department for International DevelopmentFlickr: Prime Minister David Cameron, speaking at the opening of the GAVI Alliance immunisations pledging conference. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.