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Sfogliando i giornali dell’11 maggio

01 – Mediterraneo, oggi Federica Mogherini presenta alle Nazioni Unite il piano sulle migrazioni

Durante la giornata di oggi l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini, sarà a New York per incontrare i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con lo scopo di discutere del piano europeo contro il flusso di migranti che arrivano dalla Libia via mare. Tra le proposte presentate dall’Unione Europea compare anche l’ipotesi di una missione militare per colpire le imbarcazioni usate dai trafficanti per trasportare i migranti. Il piano del Consiglio prevede azioni militari per individuare e distruggere le imbarcazioni dei trafficanti prima che vengano usate. La missione, però, deve essere autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, che potrebbe impiegare una decina di giorni per esaminare la proposta presentata dal Regno Unito e preparata dall’Italia. La speranza del ministro degli esteri italiano Paolo Gentiloni è che l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza arrivi prima del Consiglio europeo di giugno. Intanto, mercoledì arriverà alla Commissione europea la proposta di ripartizione dei richiedenti asilo tra i vari paesi europei, nella quale si potrebbe anche inserire il concetto di “asilo europeo”.

02 – Yemen, un caccia marocchino abbattuto, mentre i ribelli houthi sono pronti ad accettare la tregua

Un aereo da guerra inviato dal Marocco nello Yemen per sostenere la coalizione militare contro i ribelli houthi è stato colpito durante un raid. Il Marocco è uno tra i paesi più attivi in Yemen all’interno della coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli sciiti, costituita il 26 marzo. Nonostante questo episodio, domani dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco proposto l’8 maggio dall’Arabia Saudita e accettato ieri dai ribelli houthi. Nel frattempo le Nazioni Unite hanno accusato l’Arabia Saudita di aver colpito molti civili nel corso dei suoi raid aerei, soprattutto nel nord del paese. L’Onu ha ricordato che i bombardamenti indiscriminati contro i centri abitati violano le leggi internazionali, e che i raid sauditi hanno ucciso almeno 1.400 persone, di cui la metà civili.

03 – Indonesia, soccorsi oltre 2.000 migranti birmani e bangladesi

Alcune imbarcazioni, con circa 2.000 persone a bordo, sono state soccorse dai pescherecci al largo delle coste indonesiane. A bordo si trovavano soprattutto profughi birmani, appartenenti alla minoranza musulmana dei rohingya, insieme a migranti bangladesi. Le barche erano dirette verso la Malesia, dove i rohingya non sono perseguitati. In Myanmar, invece, il loro status è quello di cittadini bangladesi musulmani, e come tali, secondo l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, sono privati di molti diritti fondamentali, dalla cittadinanza alla libertà di spostamento, dal diritto di famiglia all’accesso a cure e istruzione. Tra gennaio e marzo del 2015 circa 25.000 bangladesi e birmani rohingya hanno provato a scappare via mare verso la Malesia e l’Australia, circa il doppio dello stesso periodo dell’anno scorso.

04 – Centrafrica, si conclude il Forum di Bangui, firmato l’accordo sul disarmo

Un accordo per il disarmo, firmato da dieci gruppi armati appartenenti alle fazioni dell’ex coalizione Séléka e degli anti-balaka. È questo il risultato principale raggiunto dal Forum di Bangui, che si conclude oggi. Il disarmo delle milizie sarà effettuato prima delle elezioni in aree ben precise, nelle quali i combattenti dovranno riconsegnare le armi. In seguito, nell’ambito di un programma di smobilitazione e reinserimento, gli ex miliziani potrebbero essere chiamati a far parte dell’esercito regolare, della polizia e di altri corpi statali, oppure potranno accedere a programmi di inserimento lavorativo. Saranno invece rimpatriati nei rispettivi paesi i combattenti stranieri, nel caso non abbiano commesso crimini di guerra. Sull’accordo, tuttavia, pesano le incognite dei finanziamenti e della capacità dei gruppi armati di imporlo alle varie bande sul territorio.

05 – Nepal, riviste al rialzo le stime dei costi per gestire l’emergenza

Dopo l’allarme della scorsa settimana sulla grande differenza tra i fondi promessi dai paesi donatori per l’emergenza in Nepal e quanto realmente messo a disposizione, l’Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento delle iniziative umanitarie, Ocha, ha rivisto al rialzo le stime di quanto necessario: sono ora 423 i milioni di dollari, rispetto al 415 indicati in precedenza, che servono per poter mettere in atto il piano umanitario, rivolto a 8 milioni di nepalesi. Mentre le vittime hanno superato le 8.000 e i feriti sono quasi 17.000, il numero delle abitazioni distrutte o irrecuperabili ha raggiunto le 300.000, quasi il doppio rispetto a quanto stimato una settimana fa. In emergenza è anche la sanità, perché 240 centri di assistenza medica di vario livello sono stati distrutti e altri 347 danneggiati in tutto il paese.

Foto “Indonesia BMNG“. Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.