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Lacrime di coccodrilli

In molte città oggi si sciopera contro “la buona scuola” il ddl della ministra Giannini in discussione alla Camera. Molti i punti che non convincono della riforma scolastica, in particolare il potere dato ai dirigenti, considerato eccessivo, e la stabilizzazione degli insegnanti precari, ritenuta al contrario insufficiente. Fra le pieghe della discussione parlamentare però, passano sotto silenzio elementi importanti, come la bocciatura degli emendamenti che riguardano l’educazione sentimentale e in generale un percorso culturale di prevenzione della violenza di genere e del bullismo in classe. Non sono questioni marginali: la Convenzione di Istanbul, che si esprime contro ogni violenza sulle donne, in vigore dal 1 agosto 2014, si raccomanda esplicitamente di introdurre nelle scuole di ogni ordine e grado programmi di educazione alla parità di genere, contro gli stereotipi e la risoluzione violenta dei conflitti (articolo 14). Eppure gli emendamenti in questione sono stati tutti respinti, suggellando un paradosso che non ha giustificazioni di sorta. La proposta di legge sull’educazione all’affettività, promossa dalla deputata di Sel Celeste Costantino e sostenuta dall’associazione Da Sud con la campagna – quasi 30mila firme di sostegno raccolte in sole due settimane – ancora una volta è stata lasciata cadere. Ad arte si parla invece di “ideologia gender”, come se ci fosse un disegno pronto a destabilizzare la cosiddetta “famiglia naturale”, e di fatto quello che dovrebbe essere un normale percorso di crescita nel reciproco rispetto e in funzione della prevenzione di una violenza di genere che è sotto gli occhi di tutti (anche, e soprattutto, nella famiglia “naturale”) diventa un tabù. Di affettività, di sessualità non si può parlare; così non si parla di stereotipi ma li si avalla, non si affrontano le discriminazioni e l’omofobia ma si accetta di relegarli a chiacchiere sessiste.

Chiudono i centri antiviolenza, non si fa prevenzione nelle scuole: i pochi, più che lodevoli progetti di formazione di ragazzi, genitori e insegnanti sono lasciati all’iniziativa di associazioni, come quello organizzato negli istituti delle periferie romane da Zeroviolenza onlus, “La città dei Bambini nella mente degli Adulti. Differenze e integrazione”, sostenuto anche dall’otto per mille della chiesa valdese (qui i prossimi appuntamenti).

L’Italia, nel non recepire le indicazioni della Convenzione di Istanbul, ancora una volta ha scelto di rimanere in coda all’Europa: tutti gli altri paesi, a parte la Grecia, hanno introdotto una qualche forma di educazione alla sessualità. L’Italia no. Una mancanza grave, passata tutto sommato sotto silenzio, che indigna ancora di più se si pensa che proprio ieri, mentre se ne discuteva in Parlamento, arrivava la notizia dell’ennesimo femminicidio: Fiorella Maugeri, 43 anni, uccisa dal marito, perché – pare – voleva chiedere la separazione. Il cordoglio delle istituzioni, quando c’è, somiglia ormai sempre di più alle lacrime di tanti coccodrilli, di chi non ha alcuna intenzione di affrontare davvero la questione della violenza di genere, in fondo considerata marginale, merce di scambio per accordi politici su altri temi, ma che hanno tutti a che fare con la conservazione del potere.

In Italia si preferisce, al massimo, la repressione: sull’educazione non si investe.

Prova ne è che le donne continuano a morire, a essere picchiate e violentate, esposte brutalmente nelle pubblicità e rappresentate come soggetti vulnerabili e passivi. Prova ne è che anche chi è deputato a raccontare queste cose non sa farlo perché, nella migliore delle ipotesi, non possiede gli strumenti per capire cosa ha sotto gli occhi: il Corriere della Calabria, a proposito della tragedia, ieri scriveva: «Gli investigatori non escludono nessuna pista anche se quella della gelosia è tra le ipotesi più accreditate». Ecco, appunto: tutto da rifare.

Foto “129PalazzoMontecitorio” di MarkusMarkOpera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.