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Sfogliando i giornali del 4 maggio

01 – Mediterraneo, almeno 5.800 persone salvate negli ultimi tre giorni, dieci le vittime

I mezzi di soccorso della guardia costiera italiana, supportata in questi giorni anche da un rimorchiatore francese, hanno annunciato di aver recuperato i corpi di dieci persone che hanno perso la vita durante il tentativo di attraversare il canale di Sicilia durante il fine settimana. Nello stesso arco di tempo, sono oltre 5.800 le persone salvate e portate nelle strutture presenti in Sicilia e in Calabria, dalle quali verranno distribuiti nel territorio italiano. Intanto, questa mattina la guardia costiera libica ha intercettato cinque barconi con a bordo circa 500 persone appena partite per raggiungere le coste europee. I barconi sono stati fermati a circa otto miglia nautiche dalla costa libica, dalla quale erano partiti poco tempo prima, e sono stati deviati verso la città di Misurata, sotto il controllo del governo di Tripoli, non riconosciuto a livello internazionale. Da qui, le circa 500 persone sono state condotte in vari centri di detenzione, sulle cui condizioni manca la capacità di verifica da parte delle organizzazioni umanitarie.

02 – Nigeria, oltre 600 le persone liberate dalla prigionia di Boko haram

L’esercito nigeriano ha annunciato di aver liberato 677 persone, fra donne e bambini, che erano nelle mani del gruppo terrorista Boko haram nella foresta di Sambisa, nel cuore dello stato di Borno, considerata l’ultima roccaforte dei jihadisti. Le forze armate hanno impegnato le truppe di terra dopo aver condotto raid aerei, e i miliziani di Boko haram avrebbero usato i prigionieri come scudo umano. Gli ex ostaggi si trovano in un campo profughi nella città di Yola, capitale dello stato di Adamawa, dove hanno trovato riparo anche i cittadini nigeriani fuggiti dalle violenze dei terroristi.

03 – Israele, oltre 50 feriti nelle proteste degli etiopi contro le discriminazioni

Circa 50 persone sono rimaste ferite negli scontri di ieri sera a Tel Aviv durante una manifestazione contro le violenze degli agenti e le discriminazioni verso gli israeliani di origine etiope. La polizia ha sparato granate, usato idranti e lacrimogeni per disperdere la folla e impedirle di raggiungere il municipio, mentre i manifestanti hanno lanciato pietre, bottiglie e sedie contro gli agenti. Secondo la polizia sono 46 i poliziotti feriti, a fronte di 7 manifestanti, mentre almeno 26 sono gli arresti avvenuti durante la manifestazione, che ha visto la partecipazione di circa 10.000 persone arrivate per protestare a Tel Aviv, tre giorni dopo un raduno simile a Gerusalemme. Le proteste erano scoppiate dopo la diffusione di un video di sorveglianza in cui un poliziotto israeliano aggrediva un soldato etiope in uniforme. Sono oltre 120.000 gli ebrei di origine etiope che vivono in Israele, arrivati nel paese negli ultimi 35 anni e che hanno sempre avuto gravi problemi di integrazione nella società israeliana.

04 – Yemen, l’Arabia Saudita nega di aver condotto operazioni di terra

La coalizione guidata dall’Arabia Saudita ha rilasciato questa mattina un comunicato in cui nega di aver lanciato un’offensiva di terra nello Yemen. Secondo il portavoce saudita Ahmed Al Asiri, «non ci sono militari stranieri ad Aden, ma la coalizione continua i combattimenti contro i ribelli houthi». Tuttavia, non si tratta di una smentita categorica, perché i sauditi hanno deciso di non commentare l’ipotesi di invio di forze speciali sul terreno. La notizia di un attacco via terra era circolata nella giornata di ieri, quando il portavoce del Comitato di resistenza popolare, un gruppo armato che sostiene il presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi, aveva annunciato la presenza di almeno 40 soldati delle forze speciali saudite per combattere a fianco delle milizie locali contro gli houthi. Finora l’intervento della coalizione araba si era limitato a raid aerei. I civili uccisi sono almeno 551, secondo le ultime stime dell’Onu, e 150mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case.

05 – Siria, le Nazioni Unite coinvolgono l’Iran nelle nuove consultazioni per la pace

L’inviato delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha aperto oggi a Ginevra le nuove consultazioni diplomatiche per la pace in Siria. L’obiettivo è dare un nuovo impulso ai negoziati a partire dal “comunicato di Ginevra” del 2012, che auspicava la fine immediata dei combattimenti e la formazione di un governo di transizione con rappresentanti del governo e dell’opposizione. I colloqui, che dureranno circa un mese, vedranno la partecipazione di rappresentanti e emissari delle principali potenze e attori regionali, ma non ci saranno esponenti del gruppo Stato islamico né di Jabhat al Nusra, considerati entrambi organizzazioni terroristiche e quindi non coinvolti nei negoziati per motivi di legittimazione. Il New York Times conferma che ai colloqui parteciperà anche l’Iran, principale alleato del regime siriano, impegnato da mesi in negoziati con la comunità internazionale per raggiungere entro fine giugno un’intesa sul proprio programma di sviluppo nucleare e intenzionato ad aumentare il proprio peso diplomatico dopo anni di parziale isolamento.

Foto “Shibam Wadi Hadhramaut Yemen” by Jialiang Gao www.peace-on-earth.org – Original Photograph. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.