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Luterani, i vent’anni dell’Intesa con lo Stato

«Il giorno precedente la firma dell’Intesa tra il Governo e la Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi), il Corriere della Sera pubblicò un articolo del prof. Francesco Margiotta Broglio il quale, con lo spirito che lo caratterizza. Scriveva: “Certo, il frate agostiniano – che, pensando di arrivare nella Roma dei martiri si trovò invece in quella dei Borgia e di Giulio II – non avrebbe immaginato, in quell’inverno tra il 1510 e i 1511, di tornare in spirito nello sfarzoso palazzo di una famiglia papale, i Chigi, a convenire con il Governo italiano la condizione giuridica della sua Chiesa e i rapporti di questa con lo Stato”. Il 20 aprile 1993 lo spirito di Lutero poté quindi assistere all’incontro del Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, con la Presidente del Sinodo, Hanna Brunow Franzoi, per firmare l’intesa in attuazione del terzo comma dell’articolo della Costituzione». È questo l’incipit della relazione di Anna Nardini, coordinatrice dell’Ufficio studi e rapporti istituzionali della Presidenza del Consiglio, alla tavola rotonda sui vent’anni dell’Intesa luterana che ha aperto i lavori del Sinodo della Celi (Roma, 30 aprile – 3 maggio).

L’approvazione ritardata. Anna Nardini ha proseguito spiegando che difficoltà di ordine finanziario (relative alla norma che esenta da tributi il trasferimento di immobili dalla Celi alle comunità luterane locali) ritardarono la presentazione in Parlamento: finalmente il disegno di legge di approvazione dell’Intesa fu presentato alla Camera il 10 gennaio 1995 e divenne legge il 29 novembre dello stesso anno. La relazione di Nardini è proseguita con una ampia ricostruzione del processo storico attraverso il quale si è arrivati alle varie Intese con le confessioni diversa dalla cattolica, fino alle recenti osservazioni della Corte dei conti (novembre 2014) che solleva perplessità sul sistema dell’otto per mille che, con la crescita del gettito Irpef, determina una lievitazione delle somme destinate alla Chiesa cattolica in un contesto di riduzione della spesa sociale a causa della congiuntura economica. Inoltre la Corte solleva perplessità anche in merito alla ripartizione della somma derivante dalle scelte non espresse, visto che i contribuenti che esprimono la propria opzione sono solo il 45%.

Una legge sulla libertà religiosa. In conclusione, Nardini ha parlato del progetto di una legge «generale» sulla libertà religiosa, che darebbe completa attuazione ai principi costituzionali e internazionali in materia di libertà di religione o convinzione, abrogando le leggi di epoca fascista in materia (legge 24 giugno 1929, n. 1159 e regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289). L’approvazione di una legge organica sulla libertà religiosa, ha spiegato Nardini, non escluderebbe di proseguire la via delle Intese bilaterali previste dalla Costituzione (art. 8, terzo comma). A una domanda sulla recente legge regionale lombarda, la cosiddetta «legge anti-moschee» la funzionaria di Palazzo Chigi ha ricordato che il Governo ha impugnato questa legge, ritenendola incostituzionale.

Un percorso a ostacoli. Il secondo relatore alla tavola rotonda è stato Riccardo Bachrach, luterano napoletano, membro del Sinodo e consigliere della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Il titolo del suo intervento – «L’Intesa: un percorso a ostacoli verso nuove sfide» – ne illustra bene il senso. Fino agli anni ’80, infatti, la Celi «viveva tranquilla nel suo splendido isolamento» di chiesa formata in gran parte da tedeschi (con l’eccezione delle comunità del Golfo di Napoli), i cui pastori venivano pagati direttamente dalla Chiesa evangelica in Germania (Ekd). Pian piano ci si rende conto della necessità di uscire dall’isolamento e aprirsi al contesto italiano, anche perché le nuove generazioni si integrano in modo crescente (anche attraverso il matrimonio) nel Paese in cui risiedono, ormai spesso non transitoriamente ma in modo «stanziale». Nel Sinodo del 1986 un gruppo di lavoro produsse un documento che riconosceva l’opportunità di ottenere un’Intesa con lo Stato italiano, ma il Concistoro (l’esecutivo della Celi), «colto di sorpresa e sconcertato, difese a oltranza una posizione attendista e riusciì a convincere il Sinodo a non votare il documento». Venne comunque nominata una commissione di studio ad hoc, e finalmente nel Sinodo del 1992 viene approvata all’unanimità una mozione che approva i punti qualificanti di una possibile Intesa. Iniziano le trattative con il Governo, che procedono speditamente con qualche difficoltà, relative all’elenco delle comunità da inserire nell’articolo 17 per il riconoscimento in ente ecclesiastico, e a tensioni interne al mondo evangelico in quanto l’Intesa luterana, prevedendo la ripartizione delle scelte non espresse e il finanziamento del culto secondo l’allora Moderatore della Tavola valdese, Franco Giampiccoli, romperebbe il «fronte evangelico» in Italia.

L’Intesa è legge! Siamo nel 1993: passeranno altri due anni e mezzo «fra estenuanti adempimenti burocratici, ma alla fine, il 29 novembre 1995 l’Intesa è legge». Con due effetti consequenziali: il primo è di ordine economico, perché con la caduta del muro e la riunificazione della Germania l’Ekd entra in una grave crisi finanziaria che comporta anche una sostanziale riduzione dei contributi alla Celi. È l’otto per mille a consentire di superare la crisi, con una sorpresa: si aspettavano cinque o seimila firme, e invece il primo anno sono ben quarantamila.

La seconda conseguenza è che la Celi non è più la «filiale italiana» della Ekd ma una chiesa davvero autonoma, un «ente ecclesiastico riconosciuto italiano». Ma di questo la Celi ha fatica a rendersi conto: «Solo negli ultimi anni alcune delle comunità storiche si stanno accorgendo che il fondare il luteranesimo in Italia prevalentemente sulla lingua e sulle tradizioni tedesche porta fatalmente all’invecchiamento e al dimagrimento dei propri effettivi». Occorre dunque prepararsi ad affrontare nuove sfide. «La Celi – ha concluso Bachrach – con l’Intesa ha conseguito la maggiore età. Ha ancora molto da imparare, da dare, ma alla fine troverà la sua strada».

Foto Pietro Romeo