the_plains_of_bagan_02

Sfogliando i giornali del 30 aprile

01 – Libia, Tripoli rifiuta il piano di pace delle Nazioni Unite

Continuano i combattimenti in Libia dopo che nella giornata di ieri è arrivato il “no” della coalizione di Tripoli al piano proposto dall’inviato Onu Bernardino Léon. Ieri ci si aspettava che i primi passi indietro sul piano di pace per la Libia arrivassero dalla fazione di Tobruk, riconosciuta internazionalmente, sostenuta dall’Egitto e guidata sul campo dall’ex generale ribelle Khalifa Haftar, ma il rifiuto è invece arrivato da Tripoli, dalla fazione in cui sono in maggioranza i gruppi islamisti che compongono il Consiglio nazionale generale e che ritengono inaccettabile che l’unico parlamento riconosciuto sia quello di Tobruk. Inoltre, anche le forze che fanno riferimento ad Haftar hanno respinto questa mattina il piano: secondo i rappresentanti delle milizie che combattono in nome della cosiddetta “Operazione dignità”, «il processo negoziale delle Nazioni Unite può dichiararsi concluso e il solo dialogo che può esserci con Bengasi è quello delle armi». Si allontana così l’ipotesi di un governo di unità nazionale, che due giorni fa sembrava a un passo.

02 – Italia, a marzo torna a salire la disoccupazione

Il tasso di disoccupazione in Italia è tornato a salire a marzo. Rispetto a febbraio è cresciuto di 0,2 punti percentuali, arrivando al 13%, che in cifre significa che hanno un lavoro 59.000 persone in meno rispetto al mese precedente. La risalita, che arriva dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio, è tale anche rispetto al marzo del 2014. In particolare, la crescita è segnata da una risalita di 0.3 punti percentuali della disoccupazione giovanile, attestandosi sul 43,1%. Si tratta del livello più alto dallo scorso agosto, ma che segna anche, in parallelo, una discesa di 0,3 punti percentuali del tasso di inattività.

03 – Myanmar, al via la conferenza per il cessate il fuoco

A Pangshang, al confine tra Myanmar e Cina, si è aperta oggi la conferenza tra i leader dei 12 gruppi armati etnici coinvolti nella stesura di un accordo preliminare per il cessate il fuoco nazionale. L’incontro avviene nella sede del gruppo etnico Wa, che non ha partecipato ai negoziati nazionali per il cessate il fuoco in quanto in profondo disaccordo con i suoi presupposti. «Parleremo dell’attuale situazione politica e delle nostre opinioni su un possibile accordo di pace e allo stesso tempo come fermare i combattimenti in corso tra le truppe governative e i tre gruppi armati, l’Alleanza democratica nazionale a Kokang, nella regione Shan, il gruppo armato dell’Arakhan nello stato Rakhine e il gruppo di Liberazione nazionale Ta’ang, nel nord Shan. Non c’è gruppo che non desideri la pace». Esattamente un mese fa il governo birmano aveva accettato in linea di principio un testo proposto dal Gruppo nazionale per il cessate il fuoco, che rappresenta 16 organizzazioni etniche.

04 – Libertà di stampa, secondo il rapporto di Freedom house i giornalisti sono sempre meno liberi

Secondo l’ultimo rapporto diffuso da Freedom house, la libertà di stampa nel mondo ha toccato il punto più basso negli ultimi dieci anni. Nel rapporto Freedom of the press 2015 si denuncia infatti che «nel 2014 i giornalisti hanno dovuto affrontare pressioni sempre più intense da tutte le parti», ricevendole da governi, attivisti, criminalità ed editori con interessi politici ed economici. «I governi hanno sfruttato le leggi per la sicurezza e per la lotta al terrorismo come pretesto per mettere a tacere tutte le voci critiche», si spiega. Sui 199 paesi passati in rassegna, 63 sono ritenuti “liberi” sul piano dell’informazione mentre 71 vengono descritti come “parzialmente liberi” e 65 “non liberi”. Questo, tradotto in percentuale, significa che soltanto il 14% della popolazione mondiale vive in un contesto di libertà di stampa, il 42% con una stampa parzialmente libera e il 44% con una stampa non libera. L’Italia, in un contesto europeo che risulta generalmente positivo, rientra nel secondo gruppo, soprattutto a causa dei conflitti di interesse rilevati in diversi gruppi editoriali.

05 – Repubblica Centrafricana, in Francia si aprirà un’inchiesta sui presunti abusi dei soldati

La Francia ha annunciato l’avvio di un’indagine preliminare sulle accuse di abusi sessuali compiuti da soldati francesi su minorenni nella Repubblica Centrafricana durante l’intervento militare nel paese. Il quotidiano britannico The Guardian ha anche comunicato che Anders Kompass, direttore delle operazioni di terra per l’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani, è stato sospeso per avere fornito alle autorità di Parigi un rapporto interno sulle presunte violenze su bambini dei caschi blu francesi dopo che i vertici dell’organizzazione non avevano preso provvedimenti per fermarle. L’accusa, per il funzionario, è quella di aver fatto trapelare notizie riservare e di aver violato i protocolli interni. Secondo il rapporto gli abusi sono stati commessi tra dicembre 2013 e giugno 2014 in un centro per sfollati nell’aeroporto di M’Poko, all’interno della capitale Bangui. I caschi blu francesi si trovavano nella Repubblica Centrafricana per proteggere i civili e riportare l’ordine nel paese tra gli ex ribelli musulmani Séléka e il gruppo dei miliziani cristiani anti-balaka.

Foto “The plains of Bagan (02)” by TsaetreOwn work. Licensed under CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons.